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Simone Giorgi, GM di Park Hyatt Milano: “Nel mio credo passione, curiosità e cura dei dettagli”

  • Alessandra Manzanares
  • 20 Marzo 2025
  • 6 minute read
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Questo articolo è stato scritto da Business Mobility. Clicca qui per leggere l'articolo originale

C’è qualcosa nell’aria di Firenze che forgia caratteri determinati, visionari e appassionati. Simone Giorgi, fiorentino doc, incarna perfettamente questo spirito indomito, che lo ha portato a distinguersi nell’ospitalità di lusso a livello internazionale. Oggi è al timone del Park Hyatt Milano come General Manager, dopo una carriera che lo ha visto guidare alcune delle più prestigiose strutture italiane. Il suo talento non è passato inosservato. Giorgi è stato recentemente insignito di due titoli importanti: “Hotelier of the Year” ai Virtuoso Global Awards 2024 e come “General Manager dell’anno” alla cerimonia di premiazione dei fornitori di Classic Europe 2024 da Classic Vacations durante l’ILTM Cannes.

Si tratta di riconoscimenti prestigiosi che celebrano la sua leadership, visione e dedizione al mondo dell’hôtellerie di lusso. Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio.

Una carriera di grandi successi

Quale è stato il suo percorso personale per arrivare a questo incarico?

La mia passione per l’ospitalità nasce da mia mamma, che sicuramente ha influenzato le mie scelte. Ero un bambino molto curioso, guardavo affasciato la credenza dove erano custoditi tutti i liquori. Quelle bottiglie dai liquidi ambrati nella mia fantasia custodivano segreti preziosi che volevo assolutamente conoscere. A 14 anni ho iniziato a frequentare l’Istituto Alberghiero Aurelio Saffi. Ricordo ancora quando il pomeriggio tornavo a casa e la TV trasmetteva la sigla di “Love Boat”, studiavo e pensavo che prima o poi anche io avrei avuto accesso a quel mondo patinato.  E siccome, per natura, devo raggiungere assolutamente ogni obiettivo che mi pongo, non mi fermavano mai, neanche da ragazzo. I miei compagni la sera restavano a casa a riposare e io lavoravo nei locali after dinner con musica dal vivo dove avrò lavato milioni di bicchieri. Uscivo a mezzanotte e davanti c’era la macchina di mio padre che mi aspettava.

Poi sono salito di livello e sono andato a lavorare all’Enoteca Pinchiorri. Questa esperienza in un tre stelle Michelin ha acceso in me l’amore per i cocktail, il vino e l’arte del servizio. Successivamente, nel mio girovagare, ho avuto la possibilità di fare esperienze in varie location di alto livello, in alcune delle strutture più prestigiose dell’Argentario, la Costa Smeralda, Madonna di Campiglio e  St. Moritz.

Dall’eleganza di Londra al fascino di Parigi, la mia esperienza professionale è cresciuta sempre di più a livello internazionale.  Ho affinato la mia visione nell’hotellerie collaborando con Starwood, Belmond e Charming Hotels. Gli Studi ed i Master in Hospitality alla Cornell University di NY, insieme ai miei molteplici training di formazione, hanno rafforzato il mio percorso in un mix di teoria e pratica in ogni settore dell’Hotellierie Lusso.

Nel 2000, sono stato nominato Direttore Food & Beverage per Lungarno Hotels – Ferragamo.

Con l’apertura di Park Hyatt Milano, ho ricoperto il ruolo di Direttore Food & Beverage, per poi diventare Direttore Operativo. Ho consolidato la mia esperienza come General Manager in hotel di prestigio, come Il Salviatino – Firenze, J.K. Place – Capri, Villa Cora -Firenze.

Nel 2018, torno a Park Hyatt come General Manager e, con un certo polso, ho guidato l’hotel verso una ristrutturazione strategica, quello che potrei definire un riposizionamento della struttura. Davanti agli occhi un traguardo ambizioso: rafforzare la nostra identità come simbolo di autentico lusso italiano. E credo proprio di esserci riuscito, grazie soprattutto alla mia squadra.

 Io credo fermamente nella passione, nella cura dei dettagli e in un’ospitalità che crea esperienze uniche.

Il riconoscimento che ha ricevuto è uno dei più prestigiosi ed è in lizza per un altro premio. Quali sono i progetti per il futuro?

Questo importante riconoscimento, per il quale ringrazio ancora il network Virtuoso, è stato un grande onore per me. Mi emoziona moltissimo ricordare quel momento.

Il premio è il frutto di una vita lavorativa fatta di professionalità, dedizione, credibilità e passione del mio lavoro. Una attenzione estrema alle relazioni professionali e “all’ospite” nella sua individualità.

Sono ancora tanti i progetti che mi stanno a cuore e vorrei vedere realizzati. Uno a cui tengo molto è quello di poter trasmettere alle nuove generazioni tutta la mia passione e ciò che ho imparato durante il mio percorso professionale. C’è un tempo per raccogliere e uno per dare ed è molto importante puntare sui giovani che sono il nostro futuro.

Cosa ha di speciale la struttura che dirige?

Parliamo di un luogo strategico e prestigioso, a pochi passi dal Duomo e accanto alla Galleria Vittorio Emanuele II. Questo conta, chiaro, ma non è la posizione che ci rende unici.

L’aspetto più importante, che a mio avviso contraddistingue davvero il Park Hyatt Milano, è il personale. Uno dei valori fondanti che cerco di passare ai miei collaboratori è l’”human touch”: sono loro e solo loro che fanno la vera differenza. Se il team si sente “on board”, l’ospite lo capisce subito. Armonia, complicità, professionalità, se siamo in grado di trasmettere tutto questo abbiamo vinto.

Ogni giorno lavoriamo costantemente pensando “out of the box” per essere sempre innovativi, mantenendo un servizio eccezionale e unico, cercando di superare le aspettative degli ospiti. Tutto questo lavoro viene ripagato dal clima che siamo riusciti a creare e dal ritorno che abbiamo da parte di chi ci è venuto a trovare e ci conferma costantemente della bontà del nostro operato.

Lavorare nell’hotellerie è una scelta che consiglierebbe ai giovani e se sì perché?

Il nostro è un settore in continua evoluzione, oltre che poliedrico e molto affascinante. Al di là di questo consiglierei di avere sicuramente obiettivi ambiziosi e lavorare con costanza e passione per raggiungerli. I risultati bisogna guadagnarseli con la dedizione e l’impegno, giorno dopo giorno. I successi migliori e più soddisfacenti sono quelli che costano più fatica. Quello che arriva velocemente, va via velocemente!

Quasi mai la via più semplice e lineare è quella giusta da intraprendere. I giovani devono sbagliare, si impara più dagli errori che dai successi. Non bisogna farsi abbattere dalle scelte sbagliate o dalle porte chiuse in faccia. Devono essere uno stimolo per essere ancora più determinati ad andare avanti.

Fondamentale però è mantenere sempre umiltà e rispetto per i collaboratori e i colleghi, oltre che avere una chiara e completa visone aziendale e integrità morale, tutto questo è la base per chi vuole intraprendere una carriera di successo.

Devono avere pazienza, dare tempo al tempo, non correre troppo, non forzare troppo i tempi, la carriera va’ costruita con le giuste basi e con un forte knowhow della materia.

I numeri del Business Travel per Park Hyatt Milano

Rispetto al segmento Business Travel che incidenza ha per voi, che tipo di clientela è, cosa cerca, cosa è cambiato nel tempo?

Rispetto a vent’anni fa quando abbiamo aperto Park Hyatt Milano, la destinazione Milano è cambiata moltissimo. Prima era solo finanza e moda. Ora è tutto diverso, l’Expo ha cambiato il volto di questa città e la percezione che di noi hanno all’estero.

Se prima la clientela BT rappresentava per noi il 70% del fatturato e 30% era il leisure, adesso è vero il contrario, le percentuali si sono rovesciate.  Il turismo su Milano è legato ormai ai numerosi eventi, musei e siti culturali che la città ospita/propone. È il “place to be” in Europa e gli ospiti trascorrono più notti in città per poterla scoprire. Siamo passati da 1.3/1.4 notti a 2.4/2.8. Il doppio. Si fermano qui e scoprono non solo la città ma tutto il meraviglioso circondario, dai laghi alle montagne.

Per quanto riguarda la clientela business travel, che per noi è chiaramente ancora un segmento presente, quello che cerca è un servizio tailor-made e molta privacy. Esattamente quello che siamo in grado di offrire.

Cosa le piace fare nel tempo libero?

Non ho molto tempo libero a dire il vero. Nel poco che mi rimane, cerco di andare allo stadio per tifare la Fiorentina, pratico da tanti anni Thai Box e amo stare con la famiglia.

Come ho detto sono una persona curiosa, che ha bisogno sempre di avere degli stimoli, se non sento quel ‘pizzicorino’ vuol dire che c’è qualcosa che non va. La vita per me – e quindi anche il lavoro- deve essere eccitante, emozionante, elettrizzante. Quando le cose non vanno metto tutto me stesso perché funzionino e di solito raggiungo sempre i miei obiettivi. 

***

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