
BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL – Il mondo della mixology è in continua evoluzione, tra nuove tendenze e sfide globali. Questa settimana, tre notizie stanno facendo discutere: il boom dei bar offline, che puntano sulla socializzazione senza smartphone; il ritorno della vodka, riscoperta grazie a distillazioni innovative; l’impatto dei dazi sugli alcolici, che potrebbe cambiare il mercato dei distillati. Scopri come queste novità stanno influenzando il settore del bere miscelato.
Bar Offline: il nuovo lusso è disconnettersi
Sempre più bar nel mondo stanno vietando smartphone e social media per offrire un’esperienza autentica e senza distrazioni. Il report “I Bar nel 2035: Insight dai Leader”, realizzato da CGA e Pernod Ricard durante i World’s 50 Best Bars 2023 a Madrid, conferma che il fenomeno degli offline bar è in netta crescita. Due esempi su tutti: lo Spy Bar (Londra) vieta del tutto l’uso del cellulare all’interno e il Café Brecht (Amsterdam) – ha introdotto il digital detox, creando spazi per conversazioni reali e senza schermi. Per ora, il trend non è ancora diffuso in Italia, ma potrebbe presto diventare il nuovo lusso per gli amanti della mixology: bere un cocktail senza notifiche e distrazioni.
Fonte: The Spirits Business
Vodka Revival: il ritorno di uno spirit dimenticato
Credits: Nicole Cavazzuti
Dopo un ventennio ai margini, la vodka torna protagonista nella mixology. Il motivo? La riscoperta dei cocktail anni ’90 e un cambio di percezione da parte dei consumatori.
Secondo Food & Wine, la vodka non è più vista come uno spirit “senza carattere”, un’idea alimentata per anni dalla vecchia definizione del Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau (TTB), che la descriveva come “priva di aroma, sapore e colore”. Ma dal 2020, con la rimozione di questa definizione, ha avuto inizio una nuova era per la vodka artigianale.
Oggi esistono prodotti distintivi, realizzati con ingredienti unici, come:
Haku (Giappone) – a base di riso
Vusa (Sudafrica) – distillata dalla canna da zucchero
St. George (California, USA) – ottenuta da pere locali
Kástra Elión (Grecia) – derivata dalle olive, perfetta per un Dirty Martini
Inoltre, stanno emergendo nuove tendenze come le vodke low-alcol (es. Sommarøy, 27,5°) e le biologiche (es. Purity), oltre a distillati con una forte mission ambientale e sociale, come quelli della distilleria dell’Oregon Thinking Tree.
Secondo l’esperta Darcey Howard “i consumatori stanno rivalutando la vodka perché cercano prodotti che riflettano l’origine degli ingredienti e che possano essere valorizzati nei cocktail“.
Fonte: Food & Wine
Dazi e distillati: il boomerang della guerra commerciale
La guerra dei dazi scatenata da Donald Trump contro Canada, Messico e Cina – e annunciata anche nei confronti dell’Unione Europea – sta creando forti tensioni nel settore degli alcolici.
Secondo The Spirits Business, il Liquor Control Board of Ontario ha iniziato a ritirare dagli scaffali i prodotti statunitensi in segno di protesta contro i dazi del 25%, imposti lo scorso 4 marzo su whisky e tequila messicani e canadesi. Una mossa che potrebbe avere ripercussioni globali.
Le aziende del settore temono impatti pesanti: Campari ha stimato perdite tra i 90 e 100 milioni di euro, mentre l’Unione Italiana Vini ha lanciato l’allarme su un possibile crollo delle esportazioni italiane fino a un miliardo di euro.
Nel 2023, il Canada è stato il secondo mercato per gli spirits americani (262 milioni di dollari di export) e il quinto per il whiskey statunitense (76 milioni di dollari). Con la crescente incertezza economica, questa guerra commerciale potrebbe trasformarsi in un boomerang per l’industria americana stessa.
Fonte: The Spirits Business
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