Il turismo in Italia sconta l’impennata dei prezzi. L’indagine Demoskopika è una doccia fredda per il travel della Penisola: la previsione è di una chiusura d’anno con flussi in calo. Ma il report conferma comunque un turismo a due velocità, con gli italiani in calo ma le presenze dall’estero (la quota principale) in aumento.
Il caro vacanza è chiamato sul bando degli imputati: secondo il presidente della società di ricerche Raffaele Rio, “potrebbe pesare per ben 5,9 miliardi di euro nei dodici mesi dell’anno in corso”.
I numeri
Le previsioni per il 2024 di Demoskopika, nel dettaglio, parlano di 130,3 milioni di arrivi e 445,3 milioni di presenze, con una flessione rispettivamente del 2,5% e allo 0,4% rispetto ai dodici mesi dell’anno precedente, quando si era arrivati a 133,6 milioni di arrivi 447,2 milioni di pernottamenti.
A incidere sul calo sarebbero soprattutto gli arrivi dall’Italia, confermando del resto in trend già registrato negli scorsi mesi. Il segmento Italia su Italia, infatti, segnerebbe un totale di 63 milioni di arrivi, con un -4,5% sul 2023, per 208 milioni di pernottamenti (-2,5%). Al contrario i flussi dall’estero segnerebbero un calo contenuto per gli arrivi (67,55 milioni e un -0,6%) ma con una crescita dei pernottamenti, pari a 267,6 milioni e un +1,4% sul 2023.
La spesa turistica
“I flussi in Italia – si legge nella nota di Demoskopika – potrebbero generare una spesa turistica pari a 127 miliardi di euro con una variazione in crescita del 3,8% rispetto al 2023, sulla quale la dinamica al rialzo dell’inflazione turistica acquisita, stimata al 4,9% da Demoskopika nel mese di agosto, potrebbe pesare per ben 5,9 miliardi in più sui consumi dei vacanzieri”.
Secondo il presidente Raffaele Rio, “È necessario adottare una programmazione più consapevole e strategica per adeguare l’offerta turistica del Belpaese alle trasformazioni in atto nei modelli di consumo turistico e, contestualmente, per contrastare in modo efficace la crescita sostenuta dei prezzi. Il turismo sta vivendo una fase di rapidi cambiamenti, influenzata da nuovi trend, come il turismo sostenibile, le esperienze personalizzate e l’aumento della domanda per mete alternative a quelle più famose, le cosiddette ‘dupe destinations’, sicuramente più economiche e meno inflazionate rispetto alle mete più blasonate.