Mi arriva un messaggio da un prospect che vuole iniziare a lavorare con me, ma la web agency attuale gli chiede una cifra folle per uscire dal contratto. È la seconda volta in una settimana, e l’ultimo parlava di 100K€. 𝑪𝑬𝑵𝑻𝑶𝑴𝑰𝑳𝑨!, come se stessimo trattando il riscatto di Moro.
Non voglio soffermarmi su questa exit strategy 𝘣𝘳𝘪𝘨𝘢𝘵𝘦𝘳𝘰𝘴𝘴𝘪𝘢𝘯𝘢, ma preferisco tornare al peccato originale. Alla firma del contratto. Perchè è lì che nasce l’inganno.
Ora, quello che accomuna tutte queste web agency è il modello “𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘪𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦”. Lo presentano come la prova che lavoreranno per i risultati. Ed è proprio qui la c*gata pazzesca di potemkiana memoria.
Gli hotel si sentono furbi, convinti che pagare in % significhi vincolare l’agenzia alla performance, ma è la stessa ingenuità di chi crede che la volpe diventi vegetariana se la chiudi nel pollaio…
Perché, se mi paghi sulla conversione, io lavorerò 𝐒𝐎𝐋𝐓𝐀𝐍𝐓𝐎 sulla conversione. Non toccherò ciò che crea domanda, non costruirò branding, awareness, non investirò nulla nel top- o nel mid-funnel. Andrò a pescare dove il fiume è già colmo, all’ultimo miglio, perché è lì che si accumulano le commissioni.
L’hotel paga a commissione convinto di aver ingabbiato l’agenzia in un patto virtuoso (“𝘤𝘰𝘴ì 𝘥𝘦𝘷𝘰𝘯𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘣𝘳𝘢𝘷𝘪 𝘦 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘦𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘪ù! 𝘓𝘪 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘧𝘳𝘦𝘨𝘢𝘵𝘪!”). La realtà è che, spesso, l’agenzia attiva una brand protection in Exact Match sui due-tre mercati più redditizi, configura le campagne in dieci minuti e vive di rendita per anni. Ovviamente all’hotel non viene mai dato accesso a Google Ads, niente lista keyword, niente CPC (che poi va pure contro le linee guida di Google, giusto per essere chiari…). Solo un gioco di specchi e fumo…
Simone Puorto