
RISTORANTI – Nel mondo si contano circa 600.000 ristoranti che si definiscono italiani, secondo le stime della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE), ma solo una percentuale limitata rispetta i requisiti di autenticità: chef italiano, proprietà o gestione italiana, e utilizzo di ingredienti provenienti dall’Italia. Il resto appartiene al fenomeno dell’Italian Sounding, l’uso improprio di denominazioni, immagini e richiami all’Italia per commercializzare prodotti e servizi che con l’Italia hanno poco o nulla a che fare. Una distorsione di mercato che supera i 100 miliardi di euro all’anno e che altera la percezione globale della cucina italiana, danneggiando l’export e creando confusione nei consumatori.
La cucina italiana è oggi la più diffusa e richiesta al mondo, con un mercato mondiale che supera i 228 miliardi di euro e continua a crescere senza rallentare. Tuttavia, piattaforme come Google Maps o TripAdvisor non distinguono minimamente tra autenticità e imitazione: chiunque può aprire un ristorante con bandiera italiana e menù tradotto, senza che vi sia alcun controllo reale sulla provenienza degli ingredienti o sulle competenze culinarie dello staff.

È da questa contraddizione che nasce Real Italian Restaurants, la prima piattaforma digitale che attesta l’autenticità dei ristoranti italiani all’estero attraverso un processo strutturato e verificabile. L’idea prende forma dall’esperienza diretta del fondatore Orazio Salvini, che dopo l’ennesima cena in un ristorante italiano all’estero, ha analizzato i dati scoprendo che le ricerche online per “ristoranti italiani” registrano volumi altissimi, ma l’offerta è dominata da locali “falsi italiani” privi di qualsiasi filtro di qualità.
Così, nel 2024, è nata l’idea di questa infrastruttura digitale, pensata per portare regole chiare in un mercato senza filtri. La certificazione si basa su tre criteri imprescindibili: proprietà o gestione italiana, chef formato in Italia e prove concrete dell’utilizzo di prodotti autentici. Un processo rigoroso, supportato da fatture e documentazione fotografica, che rende l’autenticità finalmente dimostrabile.
“I ristoratori italiani all’estero sono spesso sottostrutturati: hanno siti obsoleti, presenza social básica, nessun supporto digitale adeguato,” spiega Salvini. “Vogliamo essere il ponte che mancava: dare loro visibilità e strumenti, e allo stesso tempo aiutare i consumatori a riconoscere chi porta davvero l’Italia nel piatto.”
Il fenomeno non riguarda solo la ristorazione. Secondo Coldiretti, 2 prodotti agroalimentari italiani su 3 venduti all’estero sono in realtà imitazioni, incluse gelaterie, macellerie, gastronomie e negozi di prodotti italiani all’estero che sono spesso gestiti da proprietari non italiani che sfruttano l’appeal del brand Italia senza rispettarne gli standard.
Per questo motivo, Real Italian Restaurants sta espandendo il proprio ecosistema anche a queste categorie, creando directory certificate di distributori di prodotti italiani e di negozi specializzati autentici. L’obiettivo è costruire una rete completa a supporto dell’autenticità del Made in Italy gastronomico.
Parallelamente, è partita una campagna di reclutamento di Local Ambassador: italiani all’estero che segnalano ristoranti autentici e supportano il progetto. A Madrid, in sole 48 ore, sono arrivate 60 candidature da professionisti italiani espatriati, pronti a contribuire. In futuro, gli ambassador contribuiranno all’organizzazione di eventi, settimane della cucina italiana e tour gastronomici.
L’Italian Sounding è ormai un problema globale: crea confusione, danneggia l’economia italiana e svuota di significato una delle cucine più amate al mondo. Difendere l’autenticità non è un vezzo patriottico: è una questione di trasparenza, valore economico e tutela culturale. E per farlo servono strumenti chiari e consapevolezza da parte di chi viaggia, compra o sceglie un ristorante.