
INDAGINI E RICERCHE – Si è tenuta a Palazzo Pucci a Firenze l’Assemblea annuale del Comitato Italiano del Caffè di Unione Italiana Food. Due giorni di lavori dedicati alle principali sfide del settore: il nuovo Regolamento imballaggi (PPWR), il Regolamento europeo sulla deforestazione (EUDR), normative su contaminanti e pesticidi, crisi delle materie prime ed evoluzione dei prezzi, oltre alle direttive europee sulla sostenibilità. L’evento riunisce le aziende più rappresentative del comparto per analizzare trend di mercato e dossier regolatori europei e internazionali.
Il Comitato Italiano del Caffè, guidato dal presidente Giuseppe Lavazza, rappresenta oltre 65 aziende che coprono circa l’80% del mercato nazionale. All’interno dell’organizzazione convivono grandi marchi e piccole-medie realtà territoriali, accomunate dalla capacità di esportare nel mondo il valore dell’espresso italiano. Pur nella diversità dimensionale e produttiva, queste imprese condividono attraverso Unionfood progetti comuni su temi strategici, preservando le identità aziendali che costituiscono la ricchezza dell’Associazione.
Il settore vanta numeri da record. Secondo le elaborazioni di Unione Italiana Food su dati Istat e NielsenIQ, l’Italia nel 2024 ha prodotto oltre 430mila tonnellate di caffè, tostato e solubile, affermandosi come secondo Paese produttore di caffè tostato nell’Unione Europea e quinto produttore mondiale di caffè solubile. Un risultato reso possibile dalle 1.000 torrefazioni d’eccellenza distribuite sulla Penisola, che hanno generato un fatturato di 5 miliardi di euro. Il programma dell’Assemblea prevede anche un convegno tecnico con Areté – The Agri-Food Intelligence Company sull’andamento della materia prima caffè.

Il consumo italiano
Il caffè rappresenta per gli italiani molto più di una bevanda: è un rito sociale, identitario e culturale. Nel 2024 sono state consumate oltre 280mila tonnellate di caffè nel Paese, con un consumo pro capite di 4,8 kg all’anno, equivalenti a 792 tazzine di espresso. Il consumo rimane prevalentemente domestico: su 100 tazzine, 72 si bevono in casa mentre 28 derivano dal fuori casa, tra bar, ristoranti e hotel.
Analizzando le tipologie di prodotto, nel 2024 emerge la crescita del mono-porzionato a scapito del macinato. Capsule e cialde hanno registrato un aumento a volume del 13%, passando dal 20,6% del 2023 al 24% del 2024. Il caffè macinato ha segnato invece un calo del 6% a volume, scendendo dal 67,6% al 64%, pur restando la scelta preferita dagli italiani. Seguono il caffè in grani con l’8% e il solubile con il 4%.
Import-export
Nel 2024 l’Italia ha importato circa 655mila tonnellate di caffè, con oltre la metà proveniente da Brasile e Vietnam. Per quanto riguarda le varietà, la Robusta ha costituito un terzo delle importazioni e l’Arabica i due terzi.
Sul fronte delle esportazioni, nell’ultimo anno il Paese ha venduto all’estero 300mila tonnellate di caffè, di cui 5,7mila tonnellate di solubile e la restante parte di tostato. Per il caffè tostato, le prime tre destinazioni sono Germania, Francia e Polonia, seguite da Stati Uniti e Regno Unito. Per il solubile cambiano invece le gerarchie: Francia, Filippine e Bulgaria occupano il podio, davanti a Spagna e Danimarca.
“Il caffè è un prodotto amatissimo, ma anche molto fragile – afferma Giuseppe Lavazza, Presidente del Comitato Italiano del Caffè – In questo momento, è minacciato da molteplici fattori: in primis da una prolungata diminuzione del volume dei raccolti dei principali Paesi produttori, come Brasile e Vietnam; poi da una massiccia attività speculativa, dovuta principalmente ad una riduzione degli stock di caffè verde presso i principali magazzini di borsa europei e dalle prospettive sull’andamento climatico; da gravi problematiche logistiche, come l’impraticabilità dal canale di Suez, da cui passa buona parte del caffè destinato all’Europa; dalla minaccia dell’applicazione di dazi molto elevati sul caffè sia quello verde che quello tostato da parte dell’amministrazione USA; dalla pesante incertezza dovuta al cammino contraddittorio e stentato dei regolamenti europei legati al Green Deal.
L’insieme di questi fenomeni ha provocato un aumento record del prezzo per entrambe le varietà, arabica e robusta, di caffè verde e conseguentemente un’esplosione dei costi di approvvigionamento di tutto il settore con gravi problemi di liquidità e contrazione dei margini. A valle si sta verificando una progressiva diminuzione trasversale dei consumi dovuta al tentativo di adattamento delle abitudini di acquisto da parte del pubblico al nuovo scenario di mercato. La previsione per i prossimi mesi non si presenta migliorativa: il caffè continuerà a viaggiare su prezzi molto elevati e la domanda sarà caratterizzata da ulteriori incertezze. Le imprese italiane del settore, con molto senso di responsabilità, si stanno attrezzando per cercare di superare un momento difficile e complesso dove ormai da tempo tutte le risorse e le riserve vengono messe in gioco per garantire continuità d’impresa e qualità di servizio”.
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