
Nato nel 2015 in una piccola via fuori centro a Bergamo, Barrier ha compiuto dieci anni il 22 novembre 2025. Ora, per essere precisi: se gestione e insegna sono rimaste le stesse, la location nel tempo è cambiata.
“Nell’estate del 2022 abbiamo venduto il locale e nel 2023 lo abbiamo riaperto qui, in pieno centro. Da allora è cresciuto ancora“, racconta il proprietario Mauro Colombo.
Oggi Barrier si sviluppa su due livelli, è dotato di dehors e non è solo un riferimento per la mixology italiana ed europea (ne è prova la sua presenza nella lista dei 500 Top Bars e nella guida di Blue Blazer), ma anche un’impresa solida, con oltre 23 dipendenti.

Il decimo anniversario
Per celebrare il decimo compleanno, durante l’intero 2025 è stato programmato un calendario di guest mensile: ogni 30 giorni, una guest diversa. Fino al gran finale: la serata speciale di sabato 22 novembre con dieci guest (una coppia alla volta) a rotazione, per un’ora al banco. Una maratona di cinque ore.
“Siamo onesti: per un bar dieci anni sono un traguardo importante. Ho organizzato questa serata con il solo scopo di festeggiare con gli amici, italiani e stranieri“, chiarisce Mauro.
Non è la prima volta che Barrier propone un takeover, “ma stasera l’evento non ha fini commerciali”.
Un compleanno memorabile. Dopo le cinque ore di maratona al Barrier, la celebrazione è proseguita in un disco club di Bergamo ed è durata fino all’alba.

Come si pronuncia Barrier
Ognuno lo pronuncia a modo suo. Il nome si può leggere con l’accento sulla “e” oppure sulla “a”. “Per essere precisi, nasce dal francese e me lo ha suggerito la mia compagna il giorno prima dell’apertura del locale. Ma ognuno lo chiama come vuole e va bene così.”
Ispirato al celebre libro di Jeffrey Morgenthaler, il termine richiama la “barra” che divideva, un tempo, il bancone dalla zona clienti: il confine simbolico tra chi serve e chi viene servito. Un confine che Mauro ha sempre cercato di abbattere.
Dalla periferia milanese alla vetta della mixology
Classe 1981, milanese di borgata, Mauro ha mosso i primi passi in discoteca, come tanti della sua generazione. Se all’inizio il lavoro di barman era solo un modo per guadagnare di più e socializzare facilmente, in poco tempo ha maturato una passione sincera per l’ospitalità.
“Ho capito subito che il bar era il mio mondo. A quel punto ho iniziato ad approcciarmi al lavoro in modo più serio. Mi sono dedicato allo studio e a corsi di formazione e da allora non ho mai smesso di aggiornarmi”.
Serve di più lo studio o la gavetta?
Mauro non ha dubbi: “Lo studio è essenziale, ma per fare bene questo lavoro non bastano le scuole. Serve anche tanta ricerca personale“.
Tra le sue tappe fondamentali, cita con affetto la formazione alla Drink Factory di Bologna, le lezioni con Giovanni Ceccarelli, Gianni Zottola, Leonardo Pinto, senza scordare un viaggio nel segno della cultura tiki con il leggendario Jeff Berry a Roma.
“La miscelazione tiki è ancora snobbata da troppi barman. La dovrebbero conoscere tutti: come un bartender deve saper fare un Manhattan, dovrebbe realizzare anche un Mai Tai”.
Non risponde alla domanda su chi siano i suoi miti nel settore, ma ci tiene a citare un libro che lo ha segnato in particolare: “Consiglio a tutti di leggere Regarding Cocktails di Sasha Petraske. Credo che sia il barman che più ha rinnovato la miscelazione“.

Ospitalità prima di tutto
La visione di Mauro sulla miscelazione è chiara: “I signature sono un’espressione culturale, ma la base classica deve essere impeccabile. E soprattutto: il cliente deve sentirsi bene. L’ospitalità è tutto“.
Con 150 etichette selezionate, il Barrier oggi punta sulla qualità più che sulla quantità. Il distillato protagonista? Non il gin, ma l’agave: tequila, mezcal, bacanora e raicilla sono al centro dell’offerta.
“Il gin va, ma i distillati di agave vincono sempre“.
Il cambiamento post-Covid e la centralità del food
Dopo la pandemia, il mondo del bar è cambiato. “La gente esce per svagarsi, cerca spensieratezza e divertimento. Inoltre, ormai il cibo è diventato essenziale, è una leva imprescindibile. Aiuta a vendere i drink e fa parte dell’esperienza“, puntualizza.
I social media
“I giornali oggi non aiutano a vendere di più“, secondo Mauro. “Per esperienza, posso dirti che per un bar oggi lo strumento più efficace per ottenere un ritorno di pubblico è Instagram. L’articolo su una buona testata appaga il tuo ego e conferisce autorevolezza al locale, ma non incide sul business. Al contrario, una comunicazione puntuale su Instagram ti aiuta ad aumentare il numero di clienti“.
Non a caso, da qualche tempo Mauro ha deciso di investire in un’agenzia di comunicazione che gli cura il profilo.
La maratona
Ecco i big della miscelazione convocati a Bergamo per il compleanno di Barrier:
19:00 – 20:00
Peppe Doria – Volare, Bologna
Sunday Sex (Martini Vermouth Bianco, Bitter Martini Riserva, Sake Yuzu, Soda pompelmo Galvanina)
Davo – Ruggine, Bologna
Thai Fizz (Bombay Sapphire, Cordiale al pandan, Cetriolo, Tonica)
20:00 – 21:00
Alina – Flying Dutchmen, Amsterdam
Baci e Buon Anno (St-Germain, Limone, Ras el Hanout, Aranciata)
Riccardo Soncini – Disco, Reggio Emilia
Lucio (Grey Goose limone-basilico, Amaro Bello, Cedrata)
21:00 – 22:00
Diego – Quanto Basta, Lecce
Tre Sirene (Bombay Sapphire, Cordiale salvia-limone-fico, Fiori di sambuco, Fake wine)
Andrea – Quanto Basta, Lecce
Cartello (Mezcal Illegal, Lime, Agave, Tabasco mix)
22:00 – 23:00
Angelos Zeimpekis – Line, Atene
Gimlet (Leblon Cachaça, Pera, Camomilla, Blue cheese)
Gianni Zottola – Lo Scoglio di Gianni
Periodista (Santa Teresa, Amaro Bello, Orange curaçao, Lime, Menta)
23:00 – 24:00
Benjamin – 1930, Milano
Sushi (Oxley Gin al salmone affumicato, Junmai sake, Cordiale alla fragola, Lime, Ginger beer Galvanina)
Riccardo Rossi – Freni e Frizioni, Roma
Oriental Paloma (Patrón Silver, Bitter Martini Riserva, Osmanthus e rabarbaro, Distillato di wasabi, Soda al pompelmo Galvanina)
Martini Room
Dario Banchellini – Locale Firenze
Mario Rossi (Martini Bitter Riserva, Vermouth Ambrato, Vermouth Rosso, Distillato di cappero)
I trend della serata
Non ho assaggiato tutti i drink: alla terza tranche ho seguito i colleghi nel privè al piano superiore, gestito per l’occasione da Locale Firenze, dove si poteva scegliere tra Martini e Negroni. Tuttavia, mi sono fatto un’idea precisa dei trend.
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Low-alcohol
È finita l’era del drink ad alta gradazione. Le creazioni oggi sono spesso a base di vermouth, bitter, cordiali, soda. Anche al Barrier i drink erano costruiti con l’idea di farti rimanere lucido e soddisfatto. Soprattutto: bere più di uno senza finire sotto il tavolo. -
Erbe aromatiche
Chi scrive non ama il fake lemon nei drink. Con piacere, ho notato che abbiamo bevuto miscele a base di lime, limone, pompelmo fresco, aromatizzate con menta, basilico, salvia, rosmarino, fiori di sambuco e camomilla. Il profumo è parte del drink. Il drink parla del territorio. -
Fusion
Pandan, sake, wasabi, osmanthus, mastiha, Ras el Hanout, blue cheese (sì, avete letto bene): accanto alla materia prima locale, l’ingrediente internazionale serve a sorprendere. Oggi la miscelazione è fusion e cosmopolita.