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Acquisti di frutta e verdura: GDO cresce, sostenibilità tra buone intenzioni e resistenze

  • Redazione
  • 25 Luglio 2025
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Questo articolo è stato scritto da Horeca News Italia. Clicca qui per leggere l'articolo originale

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INDAGINI E RICERCHE – Le abitudini di acquisto di frutta e verdura degli italiani hanno subito una trasformazione significativa negli ultimi anni, con una crescente preferenza per i supermercati rispetto ai canali tradizionali. Secondo i dati del rilevamento di EngageMinds Hub – Consumer, Food & Health Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, quasi 8 italiani su 10 dichiarano di acquistare frutta e verdura nei supermercati almeno una volta alla settimana, mentre 3 su 10 lo fanno con una frequenza di almeno 3-4 volte.

Il mercato locale, un tempo considerato il luogo principale per rifornirsi di prodotti freschi e di stagione direttamente dai produttori, oggi coinvolge solo 3 italiani su 10 con acquisti settimanali. Similmente, il fruttivendolo tradizionale registra poco meno di 3 italiani su 10 che vi si rivolgono regolarmente. Più marginali risultano gli acquisti a chilometro zero (quasi 2 italiani su 10 settimanalmente) e quelli online (meno di 1 su 10).

La ricerca evidenzia come la sostenibilità alimentare sia strettamente legata alla stagionalità e come si sia consolidata l’abitudine all’acquisto nella Grande Distribuzione, probabilmente per la comodità, gli orari flessibili e la possibilità di trovare tutto in un unico luogo.

Comportamenti trasversali tra le generazioni

L’analisi generazionale rivela che l’acquisto di frutta e verdura al supermercato rappresenta un comportamento intergenerazionale, senza particolari differenze tra giovani (18-35 anni), adulti (35-55 anni) e over 55. L’unica distinzione significativa riguarda gli acquisti online: questa modalità risulta più diffusa tra i 18-35enni (7% contro il 4% del totale degli italiani) ma cala drasticamente al 2% tra gli over 55.

Per quanto riguarda i criteri di scelta, la stagionalità dei prodotti emerge come caratteristica più rilevante, considerata importante da oltre 8 italiani su 10 (85%). Seguono la provenienza e le proprietà nutrizionali, entrambe fondamentali per il 78% delle persone, e l’utilizzo in cucina, considerato importante per il 75% degli italiani, confermando l’attenzione verso aspetti sia valoriali che pratici.

Tra le caratteristiche meno centrali si collocano il metodo di coltivazione (60%) e la tipologia di packaging (43%), quest’ultima probabilmente percepita come poco legata alla qualità del prodotto.

Intenzioni sostenibili e resistenze economiche

Sul fronte della sostenibilità, tre quarti degli italiani (76%) si dichiarano intenzionati a ridurre lo spreco di cibo domestico attraverso diverse misure, come l’ottimizzazione della lista della spesa e l’attenzione alle scadenze. Il 70% degli intervistati è disposto ad acquistare prodotti di stagione.

Tuttavia, emergono resistenze quando la sostenibilità implica sacrifici economici o di gusto: solo un terzo degli italiani è disposto a spendere di più per alimenti che garantiscano un prezzo equo agli agricoltori (35%), a consumare cibi a base vegetale anche se non graditi (34%) o a investire maggiormente per un’alimentazione sostenibile (30%).

Sorprendentemente, i giovani mostrano minore propensione verso comportamenti virtuosi: il 65% è disposto a misure antispreco (contro il 76% nazionale), il 55% ad acquistare prodotti di stagione (contro il 70% della media) e solo il 28% a spendere di più per l’equità socio-economica degli agricoltori (contro il 35% nazionale).

Atteggiamenti verso la sostenibilità alimentare

L’opinione pubblica italiana manifesta atteggiamenti diversificati verso la sostenibilità alimentare e il discorso che la accompagna. Quasi la metà degli italiani (46%) adotta una posizione di reattanza, non accettando di essere guidati nelle scelte alimentari. Un terzo esatto (33%) dichiara di prestare molta attenzione all’impatto ambientale delle proprie abitudini, mentre la percentuale scende al 26% considerando chi ha effettivamente modificato i propri comportamenti.

Solo un quinto del campione (20%) ritiene che le proprie abitudini alimentari abbiano un impatto limitato rispetto ai consumi automobilistici, mentre appena un italiano su dieci riconosce che il proprio stile alimentare incide negativamente sull’ambiente.

Guendalina Graffigna, direttore del Centro di Ricerca EngageMinds HUB e responsabile scientifico dell’indagine, osserva: “Se da un lato la maggioranza degli italiani dichiara buone intenzioni verso pratiche sostenibili come ridurre lo spreco alimentare o preferire prodotti di stagione, dall’altro emergono forti resistenze quando la sostenibilità implica un sacrificio economico o di gusto. A sorpresa, i più giovani appaiono meno propensi ad adottare comportamenti virtuosi rispetto alla media nazionale. Una dinamica che può essere letta alla luce di fattori economici, come una minore disponibilità di risorse, ma anche di stili di vita più flessibili e meno strutturati, che rendono più complesso fare scelte alimentari costanti nel tempo.”

Il coinvolgimento emotivo con il cibo influenza significativamente le convinzioni sulla sostenibilità. Come spiega Graffigna: “Chi cerca approvazione nel consumare alimenti tende ad accettare più facilmente restrizioni e riconosce più spesso l’impatto ambientale delle proprie scelte. Gli espressivi, ovvero coloro che utilizzano il cibo come espressione di sé, sono più attenti e responsabili a ciò che consumano perché vedono nelle proprie scelte alimentari un riflesso della propria identità e dei propri valori. Chi vive invece il cibo come strumento relazionale mostra una minore consapevolezza dei suoi effetti sul pianeta concentrandosi così più sul valore ‘affettivo’ del pasto che sull’aspetto di sostenibilità di quello che sta consumando.”

Leggi l’articolo anche su FoodyBev.com

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