
BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL – Nato 40 anni fa, l’Espresso Martini ha conquistato soprattutto Stati Uniti e Australia. Paradossalmente, noi italiani lo ordiniamo di rado.
La storia
L’Espresso Martini fu creato a Londra dal grande bartender Dick Bradsell, passato alla storia come l’artefice della cocktail renaissance della capitale britannica. Una sera, fra il 1983 e il 1985, secondo quanto egli stesso raccontò, una bellissima modella americana – forse una nota top model, ma il bartender non ne rivelò mai il nome – entrò nella sua Soho Brasserie e gli chiese “qualcosa che mi svegli e poi mi mandi a KO”.
Bradsell miscelò caffè (da pochi giorni aveva installato la macchina Illy) e vodka, lo spirito più diffuso all’epoca. Vi aggiunse sciroppo di zucchero, Kahlua e Tia Maria (liquori a base di rum e caffè di origine rispettivamente messicana e giamaicana), shakerò il tutto e versò il drink in una coppetta Martini. La decorazione, con tre chicchi di caffè in superficie, si ispirava alla tradizione italiana della sambuca “con la mosca”, in cui i tre chicchi simboleggiano salute, felicità e ricchezza.
Il cocktail, che inizialmente si chiamava Vodka Espresso, divenne rapidamente popolare in tutto il mondo, in particolare in Australia e USA.
Il nome
Come detto, Dick Bradsell chiamò inizialmente il drink Vodka Espresso, chiaro riferimento ai due ingredienti principali. Tuttavia, all’epoca, imperava l’abitudine di indicare come variante del Martini cocktail qualunque drink fosse servito in una coppetta Martini: il Vodka Espresso non sfuggì a questa regola non scritta, tanto da essere ribattezzato Espresso Martini nel giro di poco tempo.
Ma non è finita: come riporta l’International Bartenders Association (IBA) nel suo ricettario ufficiale, quando divenne bar manager del Pharmacy di Notting Hill, nel 1998, Bradsell inserì in lista il suo cocktail, rinominandolo però Pharmaceutical Stimulant e servendolo “on the rocks”.
Chi era Dick Bradsell
Fra i padri della cosiddetta seconda Golden Age della miscelazione, Dick Bradsell è stato il principale promotore del movimento che, nella Londra degli anni ’80 e ’90, diffuse la cultura del bere miscelato spingendo su drink realizzati con materie prime fresche e preparazioni home made.
Nato nel 1959 nella profonda provincia inglese, iniziò a lavorare dietro al bancone a 19 anni con lo zio, che gestiva nella capitale un circolo per gentiluomini frequentato da membri a riposo dell’Esercito della Marina. In seguito, dopo la metà degli anni ’70, diventò runner e poi barman allo Zanzibar Club, un locale di tendenza riservato ai soci a Covent Garden. La svolta arrivò nel 1987, quando approdò al Fred’s Club, un locale su due piani dove i frequentatori della nightlife londinese si ritrovavano prima di andare in disco. Qui Bradsell ebbe per la prima volta la libertà di creare drink originali, che all’epoca sorpresero per originalità e innovazione. E alcuni sono oggi dei cult.
Fra i suoi cocktail più famosi, oltre all’Espresso Martini, ricordiamo il Bramble e il Russian Spring Punch, anch’essi inclusi nella lista IBA fra i New Era Drinks. Morì nel 2016, a soli 56 anni, per un cancro al cervello.
La ricetta IBA dell’Espresso Martini
Vista la popolarità conquistata a livello mondiale, l’IBA ha inserito l’Espresso Martini nella sua lista in occasione della revisione del 2011, classificandolo fra i New Era Drinks. La ricetta ripropone quella di Dick Bradsell con qualche piccola variazione.
Tecnica: Shake and Strain
Bicchiere: coppetta Martini
Ingredienti:
- 50 ml vodka
- 30 ml Kahlua
- 10 ml sciroppo di zucchero
- 1 caffè espresso
Garnish: 3 chicchi di caffè a formare un petalo in superficie
Le varianti
La ricetta dell’Espresso Martini è spesso utilizzata come base per la creazione di twist che, ferma restando la componente caffè, sostituiscono la vodka con altri distillati oppure aggiungono ingredienti per dare al drink note più dolci o speziate.
La stessa IBA, nel suo ultimo ricettario ufficiale, suggerisce ad esempio di utilizzare un rum blended. Un altro famoso bartender, Dale DeGroff, ha incluso questo drink nella sua cocktail list, cambiando però le proporzioni degli ingredienti e sostituendo lo sciroppo di zucchero con una crusta di zucchero di canna scuro sul bicchiere.
L’Espresso Martini sullo schermo
Non abbiamo notizia di film famosi in cui sia citato l’Espresso Martini, però questo cocktail è stato protagonista di “Dick Bradsell Espresso Martini”, un micro documentario della durata di cinque minuti incentrato sul drink e sul suo creatore, visti e raccontati attraverso gli occhi e la voce di Beatrice Bradsell, figlia del celebre bartender. Diretto da Jacqueline Fernandez e presentato lo scorso 15 marzo in occasione dell’Espresso Martini Day, può essere visto cliccando qui.
Credits foto: Nicole Cavazzuti
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