
VINI E DINTORNI – VitignoItalia ha chiuso la sua edizione 2025 proseguendo nella direzione tracciata negli ultimi anni: rafforzare il dialogo tra mondo produttivo e mercati, con attenzione sia alla promozione delle identità locali sia all’internazionalizzazione. A un anno dal ventennale, ne parliamo con il direttore Maurizio Teti per un primo bilancio.
Maurizio Teti, la diciannovesima edizione di VitignoItalia volge al termine. Qual è il bilancio?
Il bilancio è senz’altro positivo. Abbiamo registrato la presenza di 250 tra aziende e consorzi rappresentativi dell’intero territorio nazionale, dalle Alpi alla Sicilia, con oltre 2.000 etichette in degustazione e circa 12.000 visitatori durante i tre giorni dell’evento, numeri in crescita rispetto allo scorso anno. 30 i buyer internazionali ospitati e 14 le masterclass di altissimo livello organizzate, numeri che confermano l’interesse crescente verso la manifestazione e il suo ruolo centrale nel panorama vitivinicolo italiano.
L’evento mantiene la sua doppia identità, aperto al pubblico ma con una forte vocazione B2B. Come riuscite a bilanciare questi due aspetti?
Fin dalla prima edizione VitignoItalia è nato con un’impostazione business-oriented, l’obiettivo è sempre stato quello di offrire un’opportunità concreta alle aziende, non concentrandoci sulla bigliettazione ma sul creare relazioni. Naturalmente è un piacere accogliere anche gli appassionati, ma se il focus fosse stato su di loro avremmo strutturato l’evento in modo completamente diverso. Per questo motivo dedichiamo il lunedì e il martedì in modo più esclusivo agli operatori del settore, offrendo loro spazi e momenti pensati appositamente.
Anche quest’anno avete puntato in modo deciso sull’internazionalizzazione, con particolare attenzione a Regno Unito e Scandinavia. Come si è sviluppato questo lavoro?
Il coinvolgimento dei buyer stranieri è per noi una priorità assoluta. Ogni anno, già a settembre, ci confrontiamo con ICE – l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – per individuare i mercati più dinamici, anche alla luce dei cambiamenti internazionali. Quest’anno abbiamo puntato su Regno Unito e Scandinavia, due aree che stanno mostrando un crescente interesse per il vino italiano. A settembre non era ancora emersa, ad esempio, la questione dei dazi, a riprova di quanto il contesto possa cambiare rapidamente.
Le piccole e medie cantine italiane sono davvero pronte ad affrontare i mercati globali? Quali difficoltà riscontrate maggiormente?
Il gap principale è nella preparazione, per questo organizziamo dei webinar formativi prima della manifestazione: aiutiamo le aziende a presentarsi al meglio, a partire dalla creazione di listini in lingua inglese fino alla descrizione tecnica dei prodotti, in alcuni casi si tratta proprio di fornire le basi. Ad esempio, non tutti sapevano che in Danimarca molti ristoratori possono acquistare direttamente vino grazie a una licenza di distribuzione. Offrire queste informazioni in anticipo è fondamentale.
Parliamo di sostenibilità: che ruolo ha nel mondo del vino e in particolare a VitignoItalia?
La sostenibilità è ormai un elemento chiave, soprattutto nei mercati del Nord Europa. Alcuni buyer, come quelli scandinavi, mostrano una chiara preferenza per bottiglie certificate come sostenibili o biologiche per cui a parità di qualità, una bottiglia green viene scelta con maggiore convinzione. È una tendenza che le aziende italiane devono cogliere e interpretare.
Vino italiano e grande distribuzione: si è parlato anche di questo con iniziative concrete?
Il tema della GDO è molto attuale, c’è una diversa attenzione al canale per il suo riposizionamento nell’ambito della catena distributiva, per questo abbiamo attivato una collaborazione con Multicedi che ha selezionato, tra le aziende presenti, quelle da inserire nel proprio catalogo. È un’opportunità per le cantine, che si muovono così su un doppio binario, promozione e vendita.
ICE è partner storico della manifestazione. Quanto è importante questo supporto per la crescita e la solidità di VitignoItalia?
ICE è un partner fondamentale, sia dal punto di vista economico che strategico. Ogni anno condividiamo obiettivi, analisi di mercato e strumenti operativi. Il loro coinvolgimento ci consente di elevare la qualità dell’evento, rafforzare la selezione dei buyer e pianificare attività di formazione dedicate alle aziende. Non si tratta solo di un supporto logistico o promozionale, ma di un vero e proprio lavoro di squadra che ci permette di crescere ed evolvere in linea con le esigenze del mercato globale.
VitignoItalia è un evento nazionale, ma con un forte radicamento locale. Che tipo di ricadute ha sul territorio questa manifestazione?
Nonostante la portata nazionale e la partecipazione di aziende che rappresentano l’Italia intera, non perdiamo mai di vista il territorio dove la manifestazione è nata e cresciuta. VitignoItalia valorizza le eccellenze locali, promuove consorzi e produttori campani, e crea indotto diretto e indiretto. Pensiamo all’ospitalità, alla ristorazione, ai trasporti: l’intera filiera ne beneficia. E poi ci sono i momenti specifici, come l’educational tour per i buyer, quest’anno dedicato ad Irpinia e Sannio, che accendono i riflettori sulle aree interne della regione. Per noi è fondamentale restituire valore al territorio che ci ospita e contribuire alla sua promozione a livello nazionale e internazionale.
Uno sguardo al futuro: cosa ci aspetta per la prossima edizione di VitignoItalia?
Il 2026 sarà un anno speciale: celebreremo il ventennale della manifestazione. Un traguardo importante che vogliamo onorare con un’edizione ancora più ricca e articolata, capace di coniugare contenuti di altissimo profilo con un programma trasversale e coinvolgente. Abbiamo già confermato la sede della Stazione Marittima, una location che si è dimostrata strategica per accogliere produttori, buyer e visitatori in un contesto funzionale e suggestivo. Sarà l’occasione per fare un bilancio, ma soprattutto per rilanciare lo sguardo verso il futuro del vino italiano.
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