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Puglia da bere: da Splash amari, birre, gin e spiriti che raccontano il territorio

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  • 10 Marzo 2025
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Questo articolo è stato scritto da Horeca News Italia. Clicca qui per leggere l'articolo originale

BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL – L’evoluzione del mondo beverage passa dalla valorizzazione delle materie prime locali, dall’innovazione nelle ricette e dalla ricerca di nuovi canali di consumo. Anche in Puglia: che si tratti di un amaro nato dall’olio extravergine, di birre artigianali con agrumi del Gargano o di distillati che raccontano il Salento, la regione è sempre più protagonista dei nuovi prodotti.
Una crescita supportata anche dall’Horeca, come evidenza in questi giorni Splash, manifestazione biennale dedicata alle aziende del settore alla Fiera del Levante di Bari fino a mercoledì 12 marzo, di cui HorecaNews è media partner. 
Qui vi parliamo di PontAmaro, Birra del Gargano e Distilleria del Salento Greco Caroppo, tre esempi virtuosi di artigianalità e territorio.

PontAmaro, l’olio diventa amaro

PontAmaro nasce dall’incontro, a Gravina in Puglia, di un produttore di olio di oliva con il noto bartender Tommy Colonna, titolare del cocktail bar Benni from Gambrinus, che ne ha studiato la ricetta: “È un amaro tipicamente pugliese – ci racconta -, fra gli ingredienti spicca l’olio extravergine di coratina, l’oliva che più rappresenta la regione, distillato con la spirulina per dargli stabilità. La sfida era quella di realizzare un amaro senza zuccheri aggiunti, obiettivo raggiunto dopo un anno di ricerca utilizzando la stevia: una pianta la cui foglia dolcifica 200 volte più dello zucchero, ma senza calorie, conferendo inoltre un retrogusto di liquirizia. Infine c’è la parte agrumata, ricavata da scorze di limone e arancia non trattate, e un’infusione di tutte le erbe raccolte nel geoparco dell’alta Murgia: finocchietto, melissa, fiori di lavanda e di camomilla. Oltre a un pizzico di pepe, perché un po’ di pepe ci vuole sempre nella vita…”.
Il risultato è un gusto al tempo stesso agrumato e floreale, con in più una parte acida data dall’olio. “Il nome – continua Colonna – è un omaggio alla nostra terra, Gravina in Puglia, dove il settecentesco ponte dell’acquedotto collega le due sponde dell’omonimo torrente. Allo stesso modo, il giallo e il blu dell’etichetta sono i colori del sole e dell’acqua, a simboleggiare la città dell’acqua e della pietra”.
Ovviamente, l’amaro si presta perfettamente all’uso in mixology: tre sono quelli in cui è presente, nella lista del Benni from Gambrinus (Ponte Amaro, Ponte Cedro e Spritz del Ponte, tutti dedicati al già citato ponte storico, reso noto tra l’altro dall’ultimo film di 007 “No time to die”). Ma è ottimo anche per rivisitare un Martini.
 
Per il momento, per averlo bisogna aspettare. Questione di settimane: la prima produzione, avviata a dicembre con 500 bottiglie in formato 50 ml, è già stata tutta venduta (a 25 euro) ed è ora iniziato l’imbottigliamento di un nuovo lotto di mille unità. Ma in programma c’è anche il piccolo formato da distribuire in aeroporti e camere d’albergo, rivolto al target turistico, facile da mettere in valigia e perfetto per il consumo “a shot”.

Distilleria Greco Caroppo, sapori e tradizioni del Salento

È un amaro l’ultima novità presentata a Splash dalla Distilleria Greco Caroppo. Nata nel 2022 a Carmiano in provincia di Lecce, è la prima distilleria autorizzata a produrre London dry gin in Salento. “E infatti abbiamo esordito proprio con tre London dry”, ricorda Gabriele Caroppo, fondatore dell’azienda insieme con la moglie Valeria Greco; “In seguito abbiamo avviato anche la produzione di anisetta con il metodo tradizionale, quindi sempre distillata. Gli ultimi nati sono due amari, con cui ci siamo allargati alla liquoristica”.

Il più recente, Amaro Greco, è stato lanciato lo scorso 15 dicembre ed è realizzato principalmente con radici e agrumi. Con una gradazione alcolica 28% vol, è pensato come una via di mezzo tra un amaro e un bitter: un prodotto trasversale che può essere usato anche in miscelazione. “Al momento ne abbiamo prodotte circa 500 bottiglie, ormai quasi tutte vendute. Grazie alle sue caratteristiche è un prodotto facile da far conoscere e piace, quindi spesso chi lo prova poi lo ricompra”.

Come chiarisce il nome, Distilleria Greco Caroppo resta comunque in primo luogo, appunto, una distilleria. Lo testimoniano le tre tipologie di gin prodotte (Levante, Tramontana e Grecale, “ognuno con un carattere ben definito e differenziato”) e anche l’anisetta, distillato di anice verde dalla gradazione 37% vol., con un basso contenuto di zucchero in quanto la parte dolce è data tanto dalla distillazione quanto da alcune delle botaniche, che contribuiscono alla morbidezza e persistenza del gusto.

“Abbiamo voluto riprendere la tradizione di una storica azienda salentina produttrice di anisetta, la De Giorgi, scomparsa 25 anni fa: nessuno conosce la sua ricetta, che era segreta, quindi ne abbiamo utilizzata una nostra, altrettanto segreta. Oltre a quanto dichiarato sull’etichetta, non possiamo aggiungere altro…”, spiega ancora Caroppo.
E non finisce qui. “Arriveranno altri nuovi prodotti. Fra questi, un gin che racchiuderà in un unico prodotto le caratteristiche della gamma attuale, nel rispetto del vero stile tradizionale del London dry gin. Ci piace proporre prodotti moderni ma legati comunque alla tradizione, come quella italiana dei distillati tracciata da aziende come Campari o Cinzano. Lo si vede anche nelle nostre etichette, che richiamano lo stile futurista di certe produzioni del passato”.
La distribuzione della distilleria salentina resta per il momento legata soprattutto al suo territorio. “Non abbiamo ancora volumi che ci permettano di essere presenti in tutta Italia. Delle tre tipologie di gin, le nostre referenze di punta, siamo arrivati a produrre complessivamente circa 10mila bottiglie l’anno. Quindi lavoriamo con piccoli distributori e direttamente con le enoteche, che sono i principali promotori dei nostri prodotti in bar e ristoranti. Amaro e anisetta, in particolare, sono così versatili da poter entrare direttamente nelle case dei consumatori finali così come nell’alta ristorazione. E infatti la nostra anisetta è presente in diversi locali stellati”.
Le ambizioni di crescita peraltro non mancano, a partire dalla comunicazione. “Le fiere sono il primo punto di incontro con distributori e consumatori. Abbiamo partecipato a manifestazioni che rappresentano ottime vetrine per prodotti di nicchia. Per l’anno prossimo stiamo lavorando all’idea di presentarci al Roma Bar Show, che significherebbe proporsi a un pubblico molto più ampio. Intanto, questa estate saremo presenti in alcuni eventi della provincia di Lecce, compresa la Lecce Cocktail Week che abbiamo sposato sin dalla prima edizione”.
E i social media? “Fino a poco tempo fa ce ne siamo occupati totalmente io e mia moglie, così come della produzione, pur con il supporto di una persona che ha curato la creazione di materiale fotografico e video. Soltanto recentemente abbiamo aggiunto una figura che cura i contenuti. Non è facile trovare professionisti che parlino il nostro stesso linguaggio e conoscano il nostro mondo”. Perché, sottolinea il titolare della Distilleria Greco Caroppo, “non ci interessa raccontare storielle fini a se stesse, vogliamo mostrare in maniera trasparente la nostra azienda. Per noi, un momento importante è il 21 maggio, il compleanno della distilleria che noi celebriamo con una festa. Questo sarà il terzo anno e, come nelle precedenti occasioni, il party inizierà alle 10 del mattino e si protrarrà fino a notte inoltrata”.

Mare, terra e agrumi di Puglia nella Birra del Gargano

“La birra in miscelazione? Potrebbe diventare un trend in futuro e per i birrifici rappresenterebbe un canale in più per fare conoscere i propri prodotti, al momento però rimane assolutamente marginale. E comunque, in un cocktail, la birra resta un elemento di contorno: non è uno spirito, è come una soda con un sapore in più. Alla fine dipende da che cosa si vuol bere, dove si beve, chi miscela”. È l’opinione di Vincenzo Ottaviano, titolare di Birra del Gargano, birrificio artigianale di Peschici che a Splash ha portato i prodotti delle due serie Gargano e Surf. La prima è espressione del territorio, caratterizzata da ingredienti locali come il grano antico Saragolla o la scorza d’arancia del Gargano IGP, onfezionata in bottiglia e fusto. La seconda dedicata al mondo del surf viene prodotta al 100% con malto pugliese e i migliori luppoli internazionali, confezionata in isobarico nel nuovo formato lattina e fusto e si può definire più rock & easy. “Abbiamo puntato sul territorio sin dalla scelta del nome dell’azienda, un elemento importante per essere riconosciuti, se con il territorio si lavora bene”, spiega Ottaviano.
La distribuzione, curata da Partesa, è particolarmente capillare nel nord della Puglia, ma non mancano clienti raggiunti direttamente in tutta Italia, a Milano, a Bologna come a Roma.
 
“Per noi la partecipazione a fiere come Splash significa soprattutto visibilità, marketing e contatti: ne facciamo una ogni due anni circa, da nord a sud del Paese”, puntualizza il titolare di Birra del Gargano. “I social? Sono importanti per l’awareness, più che per le vendite. Li presidiamo attraverso un’agenzia, allo scopo di tenere alto il valore del prodotto e il posizionamento del brand. Puntiamo soprattutto su Facebook e Instagram, mentre per ora non presidiamo TikTok perché buona parte del pubblico è fatto di giovanissimi, un target non in linea con un prodotto alcolico”.

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