ASSOCIAZIONI, ENTI E CONSORZI – Il Natale 2024 si preannuncia difficile per i produttori di chinotti, cedrate, aranciate e per l’intera filiera delle bevande analcoliche, che, nonostante l’appello unito delle associazioni agricole, industriali, commerciali e sindacali, non hanno visto alcun intervento nella Manovra di Bilancio per rinviare l’introduzione della nuova tassa prevista per luglio 2025. La “Sugar tax” rappresenta un onere significativo per cittadini e imprese, comportando un aumento del 28% della tassazione su ogni litro di bevanda rinfrescante, anche se priva di zucchero.
Nonostante l’appello dell’intera filiera agroalimentare e le dichiarazioni di alcune forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, riguardo alla necessità di un intervento sulla Legge di Bilancio, le promesse fatte nelle ultime settimane non si sono ancora tradotte in azioni concrete.
«Auspichiamo che l’assenza di misure correttive nella bozza del testo del Milleproroghe approvato dal Consiglio dei Ministri sia solo un “inciampo”», ha commentato Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE. «La Sugar tax colpisce un settore già profondamente impattato da inflazione e aumenti dei costi di materie prime. È questa la ricetta per proteggere il Made in Italy? Più tasse e più burocrazia significano meno investimenti nel Paese e non è ciò di cui hanno bisogno le imprese. Chiediamo al Governo segnali concreti: abbiamo bisogno di misure che incentivino la crescita e tutelino il mercato, non che danneggino un comparto che esprime nel nostro Paese un alto valore sociale ed economico.»
Secondo ASSOBIBE, infatti, l’entrata in vigore della Sugar tax provocherebbe un freno degli investimenti per oltre 46 milioni di euro, un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni di euro e un taglio del 10% del fatturato in un settore già in difficoltà, riducendo di conseguenza attività e investimenti in Italia (-12%). Senza dimenticare l’impatto sulla burocrazia, con centinaia di nuove procedure aziendali, e sull’occupazione: si stimano oltre 5.000 posti di lavoro a rischio, con evidenti ricadute negative anche sulle comunità locali.
Una nuova tassa che, nei paesi dove è stata introdotta, non ha apportato significativi benefici alla salute dei consumatori. In Italia, dove i consumi di bevande sono tra i più bassi d’Europa, l’84% degli italiani non beve bevande gassate zuccherate e i soft drink rappresentano solo lo 0,9% dell’apporto calorico quotidiano negli adulti. Inoltre, anche nei Paesi dove è stata introdotta, i trend di obesità sono rimasti in crescita (dati OMS). Per questo, diversi Stati in tutto il mondo hanno iniziato a eliminarla (Islanda: 2000; Danimarca: 2016; Australia: 2018; Norvegia: 2021; Israele: 2022). Persino la Commissione europea ha ribadito che tale tassa potrebbe non avere effetti su sovrappeso e obesità.
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