INDAGINI E RICERCHE – L’esperienza internazionale del “mangiare fuori” sta cambiando rapidamente. In alcuni casi, ancora più velocemente della stessa innovazione, rendendo sempre più indispensabile l’adozione di nuovi format e tecnologie per il successo di un’attività fuoricasa.
È quanto rivela l’anticipazione della ricerca Eating Out. A Global Survey on Attitudes and Behaviors, condotta da CSA Research e promossa da Fiera Milano e HostMilano, la manifestazione leader mondiale per l’innovazione nell’ospitalità, il fuoricasa e il retail. Una volta conclusa, l’indagine coinvolgerà in totale un campione di 8.000 rispondenti da Italia, Medio Oriente, Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, esplorando le tendenze in atto e future.
I risultati delineano un’esperienza sempre più diversificata, mutevole e sfaccettata, caratterizzata da un’esplosione di esperienzialità trainata da nuove opportunità di consumo. Domanda e offerta si sviluppano insieme, in nuovi formati cliente-centrici che ruotano intorno a un consumatore sempre più consapevole e alla ricerca di un’esperienza coinvolgente, ma anche più impulsivo e in cerca di maggiori rassicurazioni. Il mangiar fuori è visto anche come un’opportunità per interagire con gli altri e si rileva un forte bisogno di comunicare a tutto campo.
In risposta, gli operatori puntano su iper-localizzazione (ad esempio, con ingredienti del territorio), scalabilità dei formati, layout immersivi e tecnologie innovative.
Italia e GCC: due mondi a confronto
Nell’anticipazione, che presenta un focus sui Paesi GCC, emergono elementi di particolare interesse dal confronto tra l’Italia, un Paese che coniuga l’innovazione con una radicata tradizione enogastronomica, e i due principali mercati GCC, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, un’area che si distingue per l’attenzione agli sviluppi più contemporanei.
È interessante notare che nella scelta di un locale gli italiani si fanno guidare maggiormente dal menu (27,7%) e il sapore degli ingredienti (27,3%), mentre l’attenzione al servizio spicca negli Emirati Arabi (18,8%) e, soprattutto, in Arabia Saudita (22%).
Una priorità condivisa è la predilezione per prodotti locali e di stagione, sottolineata dal 73,6% degli italiani, il 73,2% degli emiratini e il 69,3% dei sauditi. Le tecniche di preparazione innovative invece, come la cucina molecolare e la cottura a bassa temperatura o sottovuoto, hanno molto più peso nei Paesi GCC: sono giudicate importanti dal 57,6% negli EAU e il 61,7% in Arabia Saudita, mentre in Italia, riflettendo la forte influenza della tradizione, lo sono solo per il 24,5%.
Relazione personale vs fiducia nelle certificazioni
In coerenza con questo dato, anche la sostenibilità sembra avere più peso nei Paesi del Golfo: è un fattore di scelta importante per il 66% dei rispondenti negli Emirati e il 61,3% in Arabia Saudita, contro il 37,4% in Italia. Di conseguenza, il possesso di una certificazione è rilevante per ben l’82,7% dei sauditi e il 75,6% degli emiratini, ma soltanto per il 38,3% degli italiani.
Un dato probabilmente connesso al fatto che gli italiani mangiano molto più spesso in ristoranti indipendenti, spesso familiari (86,5%), rispetto alle catene (13,5%). Di conseguenza, per sentirsi rassicurati sulla qualità danno maggiore importanza alla relazione personale con il ristoratore che agli standard. In particolare, per mangiare fuori gli italiani scelgono più spesso pizzerie (28,4%), bar e tavole calde (20%) e ristoranti casalinghi (16,7%).
Nei Paesi GCC, al contrario, la frequentazione delle due tipologie è più bilanciata: negli Emirati Arabi si divide tra indipendenti al 64,4% e catene al 35,6% e in Arabia Saudita tra un 57% di indipendenti e un 43% di catene. In dettaglio, gli emiratini preferiscono mangiare, nell’ordine, in fast-food (18,4%), ristoranti casalinghi (16,7%) e pizzerie (16,4%), mentre i sauditi optano per fast-food (26%), pizzerie (20%) e ristoranti casalinghi (13,7%). Con una maggiore incidenza, quindi, di locali con processi standardizzati che si prestano maggiormente alla necessità di certificazioni per garantire la qualità.
Al di là degli stili di cucina e dei formati dei locali, un fattore trasversale sembra essere il fuoricasa visto come opportunità di stare con gli altri e comunicare a 360 gradi. Sul totale del campione globale, oltre un terzo (il 37%) mangia fuori soprattutto per svago e quasi la metà (45,1%) trascorre a tavola più di un’ora.
Anche in quest’ambito il confronto tra Italia e GCC risulta significativo. Se, infatti, per gli italiani è molto importante mangiare fuori anche con gli amici (24,2% in Italia contro 4,4% negli Emirati e 5,3% in Arabia Saudita), nei Paesi del Golfo si vive questa esperienza soprattutto con la famiglia (42% in Arabia Saudita e 32,8% negli EAU) che, però, resta importante anche per gli italiani (31,7%).
I locali di domani sembrano quindi delinearsi sempre più come veri e propri content provider, progettati con cura per coniugare il cibo di qualità con design, tecnologia e multisensorialità, avvolgendo il cliente in un’esperienza relazionale immersiva e in linea con il suo stile di vita.
A Host 2025 le innovazioni che riserva il futuro dell’ospitalità saranno in anteprima a non solo lungo il percorso espositivo, ma anche in un fitto calendario di momenti formativi, eventi e competizioni.
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