ASSOCIAZIONI, ENTI E CONSORZI – Il parere espresso dalla Commissione Agricoltura della Camera riguardo al ddl di Bilancio 2025 segna un passo importante per il settore brassicolo italiano. Si va infatti verso la strutturazione della riduzione delle accise a 2,97 euro per ettolitro grado Plato, nonché il ripristino degli sconti per i birrifici artigianali fino a 60.000 ettolitri. Queste misure, che arrivano in un contesto politico delicato, possono essere viste come un segnale positivo per la filiera, offrendo le condizioni necessarie per stimolare la produttività e il rilancio di un settore strategico per l’economia nazionale. Ne dà notizia AssoBirra, associazione che riunisce le maggiori aziende che producono e commercializzano birra e malto in Italia.
La manovra di Bilancio è entrata nel vivo questa settimana con il ciclo di audizioni in Commissione Bilancio e con i pareri che saranno espressi dalle Commissioni permanenti. L’intenzione della maggioranza è di seguire un calendario serrato per arrivare all’approvazione in prima lettura entro la prima settimana di dicembre, infatti il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato all’11 novembre.
Il Presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo commenta: “Siamo consci che adesso si entrerà nella fase più complicata della Legge di Bilancio: i partiti di maggioranza – cui auspichiamo si aggiungano anche quelli di opposizione – con slancio hanno ribadito che profonderanno ogni sforzo per convincere il Governo a reperire le risorse necessarie (6,9 milioni di euro) per una riduzione delle accise, che servirebbe a far crescere e recuperare competitività all’industria birraria nazionale. Le dinamiche degli ultimi 18 mesi confermano che esiste una correlazione inversa tra l’aumento delle accise e l’andamento del mercato e in particolare la competitività della produzione nazionale, spiega Pratolongo. Dopo il primo aumento del gennaio 2023 il comparto è entrato in contrazione, protratta dopo il secondo aumento nel gennaio 2024. Nel primo semestre del 2024 i dati riportano un aumento delle importazioni da Paesi europei con tassazione fino a 4 volte inferiore a quella italiana, consentendo alle aziende che esportano di essere di fatto più competitive, perché il fattore prezzo è molto impattante con il potere di acquisto ridotto”.
L’aumento delle accise sulla birra ha conseguenze per ogni attore della filiera: ha colpito i produttori (già alle prese con costi sempre molto alti e ormai divenuti strutturali), ridotto i margini degli esercenti, e colpisce anche il consumatore, perché l’accisa è anche gravata d’IVA e fa parte della costruzione del prezzo lungo tutta la catena del valore. Infatti, in una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa mentre su una bottiglia da 0,66l in offerta, il formato più venduto e popolare in Italia al supermercato, questa tassa incide circa del 40% sul prezzo di vendita.
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