AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ – L’atteso evento “Parità di genere nelle organizzazioni, UNI/PDR 125:2022 – Certificarsi per crescere” si è tenuto presso la sede altamente attrezzata di Cattel SpA, leader nella distribuzione di prodotti food e non food nel settore horeca. Questo incontro, aperto al pubblico e disponibile anche online per massimizzare il numero di partecipanti, ha trattato un tema di grande importanza e attualità. La parità di genere è un requisito essenziale per il benessere aziendale, contribuendo a una maggiore fidelizzazione e produttività. Organizzato in collaborazione con Noiwelfare Srl Società Benefit, specializzata nel benessere organizzativo e nella certificazione UNI/PDR 125, l’evento è stato moderato dal cofondatore e titolare Francesco Masieri, riuscendo a coinvolgere un vasto pubblico.
Non solo aspetti normativi ma anche tante informazioni concrete e case study specifici i contenuti dell’evento, al quale sono intervenuti Marco Pagan – HR Director Cattel SpA, Enrico Morgante – Direttore CFLI, Giulia Saccardo – responsabile della formazione in CFLI, Maela Coccato – Referente certificazione PDR 125 di Noiwelfare Srl Società Benefit; Roberta Bassi – HR BVR Banca Veneto Centrale e Referente Gruppo Inclusion Aidp VeF e Filippo Tanganelli – Referente Federmanager Padova, Rovigo e Venezia. L’incontro, infatti, si è occupato in primis di illustrare le best practice da seguire per conseguire i migliori risultati in termini di parità di genere al fine di garantire reale sviluppo e crescita professionale dei dipendenti.
“Il tema si è sviluppato a partire da una duplice domanda: la parità di genere è davvero raggiungibile? E può servire a migliorare la competitività nelle aziende? L’Italia – ha affermato Masieri – ricopre un poco edificante 79° posto (su 146 Paesi) nel Global Gender Gap Index. Una disparità che riguarda in particolare le opportunità, la retribuzione e i ruoli di leadership. Questo a causa di retaggi culturali ma anche di politiche che non favoriscono certo la parità di genere, nonostante sia ormai emerso chiaramente che nelle aziende in cui essa viene promossa vi è un netto incremento in termini di performance (+17%), decision making (+20%) e qualità del lavoro di squadra (+30%)”.
Marco Pagan – HR Director Cattel SpA
Nel concreto, Marco Pagan ha illustrato i motivi per cui l’azienda Cattel – che si accinge a festeggiare i suoi 100 anni di storia e di successi – ha deciso di intraprendere il percorso verso la certificazione: un’opportunità di contribuire a portare nella società stessa, non solo in azienda, un clima di maggior rispetto e parità, a partire dal linguaggio utilizzato nelle relazioni quotidiane, linguaggio che deve essere consapevole e rispettoso. A seguire Enrico Morgante, Direttore del CFLI – centro di formazione logistica nato all’interno del Porto di Venezia e poi estesosi a tutta la Regione – ha descritto il progetto Io Porto Parità che ha attratto ben 50 partner nella provincia di Venezia, focalizzandosi sulla leadership. L’obiettivo, secondo Morgante, è cercare tra le donne – spesso molto formate e preparate, ma sfavorite da politiche che impediscono loro di conciliare carriera e vita privata – la forza lavoro che oggi è così difficile da trovare. Interessanti anche i chiarimenti dell’avvocato Maela Coccato sugli obiettivi della certificazione: introdotta dalla legge 162/2021 e basata sulla prassi di riferimento UNI/PDR 125:2022, essa ha lo scopo di accompagnare e incentivare le aziende ad adottare politiche adeguate a ridurre il divario di genere, non attraverso l’imposizione, ma lavorando sul cambiamento di mentalità all’interno dell’azienda. La certificazione è conseguibile anche dalle microaziende, con 1-9 dipendenti, e comporta un’analisi approfondita della situazione di partenza dell’azienda in base a precisi requisiti (KPI), e la successiva definizione e attuazione di una serie di attività e politiche da adottare per conseguire gli obiettivi prefissati. Tra gli innumerevoli vantaggi, la certificazione comporta sgravi contributivi, dà punteggio ai bandi (per le aziende che lavorano con la PA), ma soprattutto il vantaggio reputazionale e di immagine, oltre al miglioramento della qualità della vita della forza lavoro e al contributo al cambiamento culturale e organizzativo. Il clima aziendale più favorevole comporta, tra l’altro, una fidelizzazione della forza lavoro e un maggiore rendimento.
Appassionato l’intervento di Roberta Bassi, che ha descritto il percorso di certificazione della Banca e la preziosa sensazione che deriva dalla consapevolezza di portare un valido contributo al cambiamento di cultura. Il percorso verso la certificazione, infatti, offre una grande opportunità di autoriflessione e, di conseguenza, di vero miglioramento. Ciò si traduce in valore per l’azienda e per l’intero territorio. La situazione attuale è ancora figlia di un passato molto discriminante nei confronti delle donne: solo una piccola parte di esse, per esempio, ha un conto bancario personale. La maggior parte accede ancora oggi al conto del marito e delega a quest’ultimo talune decisioni di spesa.
Un altro importante esempio concreto è stato illustrato da Filippo Tanganelli di Federmanager, 180.000 associati. L’esigenza di certificarsi a livello nazionale è nata dalla propensione a prendersi cura delle donne che operano al suo interno e dare l’esempio alle proprie aziende e associati con good practice in vari ambiti come le assunzioni, la gestione delle carriere, la riduzione del gender gap (es. differenza salariale) e la vicinanza alle dipendenti che vada oltre il periodo di maternità, per esempio attraverso gli asili aziendali e la prevenzione degli abusi (che non sono solo fisici, ma anche verbali e digitali). Oggi sono circa 1000 le aziende certificate PDR 125, da grandi aziende come Veritas e Amazon alle PMI, ma non è sufficiente esporla: la certificazione non va subita dai dipendenti ma capita e vissuta.
Significativo anche il contributo di Giulia Saccardo: le varie forme di attività svolte (tra cui 600 ore di formazione, 200 ore con gli studenti) hanno raggiunto circa 700 persone. La risposta è stata estremamente positiva, sia da parte delle aziende che del mondo scolastico. La Saccardo si è soffermata, in particolare, sul problema dei retaggi culturali difficili da estirpare: emblematica la frase – ancora troppo spesso utilizzata – “Ragioni proprio come una donna”. L’utilità di progetti come “Io Porto parità” – ha concluso – è che essi possono finalmente contribuire a innescare un cambiamento vero e profondo.
La Parità di genere è un principio fondamentale che, purtroppo, non è ancora realtà: affinché si realizzi, istituzioni, organizzazioni e aziende devono unire i propri sforzi e creare una cultura nuova, che vada oltre i vecchi stereotipi e valorizzi l’unicità degli individui, un ambiente di lavoro inclusivo in cui l’equilibrio tra lavoro e vita privata sia possibile.
Cattel ha fatto il primo passo e vola verso la certificazione UNI/PDR 125. Un valore per l’azienda e per l’intero territorio.
Per info: www.cattel.it
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