“Penso di tornare a Milano diverse volte”. E poi: “Consideriamo l’Italia un mercato importante e stiamo investendo perché vogliamo restare”. In meno di un mese il ceo di Wizz Air Jozsef Varadi ha fatto una doppia promessa all’Italia, prima appunto nel capoluogo lombardo e poi ieri nella Capitale, dove la sua compagnia ha posizionato la sua base più importante nella Penisola e ora crea un ponte per il futuro con l’inaugurazione del training canter per i piloti. L’unico fuori da Budapest, ovvero dalla casa madre.
Segnali
La compagnia low cost ha lanciato segnali importanti in queste settimane per il nostro mercato e lo ha fatto direttamente con il proprio ceo, a dimostrazione delle ‘cattive intenzioni’, ovvero volere crescere e farlo in maniera ancora più cospicua rispetto agli ultimi anni. Una risposta all’attivismo di Ryanair e del suo ceo Michael O’Leary? Forse, anche se con modi e stili completamente differenti. Di certo c’è che il cammino iniziato in pieno Covid, quando Wizz Air nel 2020 posizionò la sua prima base sull’Italia, deve avere fornito segnali importanti alla compagnia.
Verso il raddoppio
Nell’appuntamento di ieri a Roma, oltre a parlare dell’investimento effettuato sul training center, Varadi ha ribadito che i traguardi raggiunti finora vogliono essere solo un punto di partenza per continuare con lo sviluppo di nuove rotte (e magari anche nuove basi, ma come consuetudine del manager per conferme o smentite si aspettano solo i fatti, ndr). Un particolare lo ha voluto però evidenziare: l’obiettivo è di passare da uno share del 10 per cento al raddoppio dello stesso entro breve tempo.
Del resto, sempre nella conferenza stampa di ieri, ha anche confermato che la compagnia sta lavorando per arrivare a una flotta di 500 aerei e se il mercato italiano sta dando risultati, ovvio pensare che una fetta ci sarà anche per il Belpaese. Anche perché è di questi giorni la notizia che il grande progetto di Wizz Air Arabia Saudita è stato messo nel cassetto…
Per ora comunque solo ipotesi, in attesa di quei fatti con cui il vettore e il suo ‘capo’ amano lavorare.