
💼 Poi; i nostri vicini e posti pazzeschi.
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
Racconto il mondo del turismo tra economia, etica, società e innovazione.
📢 Nei prossimi mesi ho un paio di slot liberi per delle collaborazioni:
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Scrittura: se vuoi un reportage sulla tua destinazione o attività turistica;
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Progettualità: se vuoi avviare un progetto di comunicazione turistica dal taglio editoriale (come newsletter editoriali, house organ, riviste);
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Editing su progetti in corso: se vuoi migliorare i tuoi contenuti.
Non importa se si tratta di side project o attività principali, purché siano animati dal giusto spirito, un approccio che miri alla consapevolezza e all’etica.
Se ne vuoi parlare usa il modulo o rispondi a questa email e dimmi cos’hai in mente.
LAVORO CHE VIENE, LAVORO CHE VA
Qualche giorno fa il mio commercialista mi ha confidato che fatica a trovare personale, a quanto pare non è solo il turismo a lamentare questa carenza.
Al Travel & Tourism Council Global Summit, che quest’anno si è tenuto a Roma, si è detto che il turismo va bene, ma la grande minaccia è la mancanza di forza lavoro che tra 10 anni sarà più bassa del 16% rispetto ai livelli richiesti.
Solo nel settore dell’ospitalità entro il 2035 la carenza di personale potrebbe essere di 8,6 milioni di persone (il 18% in meno rispetto ai livelli necessari).
Ormai se ne parla da qualche anno e come sempre credo che la verità non sia una e solo una, piuttosto un bouquet di elementi. Ripenso a quello che ha detto il nostro Presidente Mattarella non molti giorni fa, e mi chiedo se anche nel turismo ci sia troppa sproporzione negli stipendi tra la base e il vertice.
Appartengo a una generazione cresciuta con l’idea che il lavoro ti definisca, che dica al mondo chi sei. Però adesso che guardo indietro vedo anche quanta energia ho dato un po’ a vuoto, e quanto aver rallentato mi permetta di dedicarmi a cose che mi danno più piacere (scrivere una newsletter sul turismo che non deve accontentare per forza a tutti, è una di queste).
Leggo tante notizie su pratiche virtuose nel welfare, eventi che parlano di capitale umano, di come trovare e trattenere i talenti, poi ci troviamo sempre a carte e quarantotto (per usare un’espressione ruspante).
Quest’estate mi hanno colpito due cose, più di altre: un’amica che alla stipula del contratto in un hotel toscano ha dovuto firmare un accordo dove garantiva di finire la stagione, pena sanzione di 1.000 euro.
Non sono un giurista, ma immagino sia una clausola vessatoria e preciso subito che non ho letto il contratto, e la riporto per quella che è: la confidenza di un’amica.
L’altra è la morte di una guida turistica di 56 anni, collassata per il caldo d’agosto mentre conduceva un gruppo nel Colosseo. E anche su questo dovremmo interrogarci su quello che c’è intorno, perché è tanto bello dire cose tipo: «in un Paese turistico i ristoranti e le attrazioni turistiche dovrebbero essere sempre accessibili», ma poi ci scontriamo con: a quale costo renderle accessibili.
Non voglio dare una soluzione prêt-à-porter in questo giro di parole, è solo un invito a fermarci un attimo e pensare.
Integrazione. Due numeri fa ho scritto del limite di accessi agli impianti di risalita di Madonna di Campiglio, sperando non fossero prenotati tutti dagli operatori. Mi ha contattato una lettrice, una tour leader che lavora anche da quelle parti, è mi ha fatto notare che il limite è solo per gli accessi giornalieri.
In questo caso l’azione per migliorare la qualità della destinazione (cosa bella), può sembrare un’azione per limitare i turisti meno abbienti (cosa molto meno bella).
🍺 GUARDARE I VICINI
C’è un certo dibattere in Spagna. Riguarda Magaluf a Maiorca, una delle località preferite dalla Gran Bretagna alcolica. L’anno scorso sull’isola hanno viaggiato 3,5 milioni di britannici e ci sono delle lamentele.
Il convegno. Per questo, proprio vicino a Magaluf, c’è stata la convention dell’Abta dedicata all’industria turistica britannica, dove si è parlato di sovraffollamento turistico e ci sono state molte omelie sullo slow travel (interessante la scelta del termine omelie del Guardian)
Dichiarazioni e riflessioni. Magaluf sembra una meta complessa, con una grossa fetta di turismo molesto, e forse proprio per questo si presta meglio a delle riflessioni.
Il Ceo di Jet2, un operatore inglese, riferendosi a Maiorca ha detto: «Vogliono meno turisti, ma vogliono che siano più ricchi».
Secondo il direttore generale della divisione UK della Tui: «Chiaramente stiamo portando denaro nell’economia locale, ma deve funzionare anche in altri modi sociali, e forse non tutto il turismo lo fa. Deve essere percepito come giusto per la comunità locale e per gli ospiti che arrivano».
Guardare cosa accade a una vicina come la Spagna è importante, aiuta a riflettere. Io ci ho visto due fattori di rischio che riguardano anche l’Italia:
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La facile equazione: miglior turismo = turismo ricco;
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Che lo slow tourism si trasformi in un’omelia (cosa in una certa misura già in atto).
🦇 POSTI PAZZESCHI
C’è un piccolo paese di cinquecento abitanti in Polonia, di quelli che oggi definiamo borghi, e si chiama Pniewo. Nella campagna subito fuori il centro abitato, ma sottoterra, c’è un posto incredibile:
32 chilometri di tunnel, pozzi e strutture di combattimento. Un dedalo costruito dai nazisti durante la seconda guerra e abbandonato nel 1945.
Negli ‘80 e ‘90 è stato occupato e usato per eventi non autorizzati come rave party, ma anche matrimoni.
Oggi è abitato da una colonia di 40.000 pipistrelli e dal 2011 è rinato come destinazione turistica alternativa con la possibilità di visitare i tunnel aperti al pubblico, il Międzyrzecz Fortified Region Museum.
È tutto, ci vediamo.
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