
🌞 La versione estiva
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
Racconto il mondo del turismo tra economia, etica, società e innovazione.
🌞 Questa è la versione estiva di 21 Grammi di Turismo, e funziona così:
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Un fatto interessante. Un racconto, una notizia o una riflessione (o un mix delle tre);
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Un film e un libro. Un’ispirazione, anche indiretta, sul viaggio;
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Una canzone. Che ho pensato giusta per il numero.
LICENZIARE
Le ante della mia finestra sono aperte, sono seduto alla scrivania col portatile acceso e il ventilatore che muove l’aria. Smetto di scrivere e ascolto le cicale, poi un colpo di clacson mi ricorda che sono a Milano. Eh già, ormai puoi sentirle anche qui.
La cosa che più mi sorprende delle cicale, è quando si zittiscono: creano un vuoto, come se le cose intorno perdessero senso. Non molti suoni fanno quest’effetto. A me ricordano le lunghe estati nella città dove sono nato, i cartoni animati giapponesi e le vacanze. Da ragazzino non è che del mare mi fregasse granché, neanche di prendere il sole. Per me l’estate era la promessa di un’avventura, e le cicale la colonna sonora.
Poi, per mia sfortuna, ho iniziato a occuparmi di turismo per lavoro. Sfortuna perché ha reciso quel senso di romanticismo, o forse è solo che oggi sono malmostoso.
Il punto è che quando sei all’interno di un mondo, come inevitabile conseguenza ne vedi i nudi meccanismi.
Pensa a una camera d’albergo, chi lavora nel settore può vedere un algoritmo: una sequenza di fatti, azioni e persone che porterà te che dormi ad avere il tuo letto rifatto e le lenzuola inamidate.
Forse quella storia che dovresti fare un lavoro che ami non va bene, forse quello che ami dovresti tenerlo in una stanza clandestina lontano dagli occhi di tutti; forse quando ami una cosa e diventa il tuo lavoro, le cicale smettono di frinire.
Ho calcato un po’ la mano, tante persone continuano ad amare quello che fanno, o almeno così si dice, ma è pur sempre una riflessione di mezz’estate.
Arrivo al nodo; mentre pensavo a quell’algoritmo di azioni e persone che porta ogni turista ad avere la sua vacanza, mi sono imbattuto in un post.
Qui serve una breve digressione: non uso i social, ho solo un account Linkedin che frequento in modo sempre più svogliato (quindi, grazie a te che diffondi quello che scrivo: sei la mia cassa di risonanza). Questo per dire che posto poco e ancor meno commento.
La persona cha ha pubblicato quel post, tra le altre cose, scrive di non essere preoccupata per chi è stato licenziato dall’Hotel Milano Scala (una struttura piuttosto importante che ha chiuso facendo notizia), perché nel settore alberghiero milanese chi vale trova lavoro in cinque minuti.
Sono rimasto raggelato.
Mi ha raggelato che una persona esperta di turismo non comprenda la differenza tra trovare un lavoro, e trovare un lavoro valido come ambiente, turni e paga. Mi ha raggelato questa visione semplificata del mondo.
C’è un libro di Leonardo Sciascia, si chiama il mare color del vino, in uno dei racconti la protagonista dice al sicario che dovrebbe ucciderla: «Lei ha un’idea da romanzo rosa, da manuale americano del successo, sugli uomini che si fanno da sé…».
Prendo in prestito le parole di Sciascia: è da manuale americano del successo quest’idea di Milano come New York, meritocratica, che premia e strapaga chi ci lavora.
E fa male a chiunque lavori nel turismo, che spesso fa turni assurdi e ciononostante conserva la capacità di fare felici le persone, di accompagnarle, di accudirle.
Tutto questo per sottolineare che un tocco di delicatezza verso chi perde il lavoro, non guasta. E come chiuderebbe Forrest Gump: non ho altro da dire su questa storia.
📽️ UN FILM
Avanti! Una commedia romantica ambientata a Ischia. Il personaggio del direttore dell’albergo sembra un incrocio tra un diplomatico e il sindaco dell’isola, e mi ricorda certi racconti sui direttori dei tempi andati. Quando il protagonista, Jack Lemmon, gli chiede: «Ma lei non dorme mai?», lui risponde: «A fine stagione».
Un film grazioso, ma anche un invito a non dare per scontato il lavoro altrui.
📘 UN LIBRO
Atlante leggendario delle strade d’Islanda (di Jon R. Hjalmarsson). La fantasia al potere, la leggenda per calarti in un luogo: l’ho letto, anzi usato, prima del mio viaggio in Islanda intorno alla ring one.
Lo segnalo come spunto per chi cerca un espediente diverso per raccontare una destinazione.
🎵 UNA CANZONE
Poco importa se lavori come guida turistica, maître o se hai un’agenzia di viaggio. Durante la stagione c’è sempre un momento no, e allora potrai cantare come Bruno Martino: odio l’estate (ma la canzone si chiama solo Estate).
PS Puoi cantarla anche se non lavori nel turismo. 🙂
È tutto per oggi, ci vediamo giovedì con quello che penso sarà l’ultimo numero.
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