
Tre cose che mi hanno fatto pensare alle evoluzioni del turismo
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
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Non ho scritto per qualche settimana: più delle vacanze di Pasqua ha potuto il malumore.
Nel numero di oggi: Sono stato a Matera e non ne scrivo per raccontarti il mio piccolo viaggio, ma per condividere una riflessione su alcune evoluzioni del turismo.
IMPRESSIONI DA MATERA
Il sentiero 406. È un’attrazione turistica perfetta. Nel bene e nel male.
Via Madonna delle Virtù è la strada più esterna dei Sassi di Matera. Le rondini schizzano lanciate verso obiettivi invisibili, per fermarsi di colpo quando temi si schianteranno. Dall’alto puoi vedere un sentiero bianco scendere e salire: una doppia zeta fatta di polvere e sassi che disegna questo lato del parco della Murgia.
Il sentiero parte da qui, ai margini del Sasso Caveoso, dove delle scale ripide e sconnesse conducono a un sentiero ripido e sconnesso.
Prima di iniziare, ho gustato con lo sguardo quello che mi aspettava: la vecchia mulattiera, il ponte tibetano, le grotte usate un tempo come chiese e, in cima, il belvedere.
Dicevo che è un’attrazione turistica perfetta. Partiamo dal bene:
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Il ponte tibetano, le grotte e il belvedere rendono il sentiero irresistibile;
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Inizia dalla città, hai la sensazione sia a portata di mano;
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Lo vedi nella sua interezza e riesci a percorrerlo con la mente;
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È breve: andata e ritorno sono circa 4 km.
E perché, nel male?
Una volta era una mulattiera che univa il quartiere dei Sassi alla contrada Murgia Timone. Oggi è il sentiero 406, che il Cai ha classificato EE (escursionista esperto); quindi ci vuole un po’ di impegno e attenzione. Il terreno ha delle discrete pendenze ed è sdrucciolevole. Terra battuta, rocce e pietrisco. Senza contare alcuni tratti esposti. Infatti, il Cai stima un’ora e venti minuti per percorre solo 1,84 km.
Al ritorno, quando ormai era metà mattina, ho incrociato molte stranezze: una ragazza con le ciabatte; una coppia che si passava un bicchiere di bianchetto; un padre con il figlio in un marsupio di stoffa e le Superga di tela ai piedi.
Alla fine, emerso di nuovo nel rione dei Sassi, ho fatto un esperimento sociale e sono rimasto a spiare: solo 2 su 20 hanno guardato il cartello del Cai prima di iniziare il percorso.
Per quelle persone che lo imboccano senza neanche le scarpe da trekking, le caratteristiche che lo rendono un’attrazione turistica perfetta, lo trasformano: da natura da approcciare con rispetto a semplice esperienza turistica.
O forse è solo umana superficialità. Detto questo, il sentiero 406 è davvero bello e ti consiglio di percorrerlo, ma con le scarpe giuste.
La guida. C’è da camminare a Matera; da scendere e salire. Per arginare la fatica e appagare la voglia di vedere, operose api operaie, ma a motore, accompagnano i turisti. I piccoli veicoli motorizzati, dall’odore dei tubi di scappamento direi non proprio Euro 7, portano senza sosta visitatori italiani e non. Anche le guide a piedi sono tante. C’è molta gente, ma non percepisco sovraffollamento.
A un tratto sento una voce alle mie spalle: «Perché il turista è quello che prende senza dare, mentre il visitatore è quello che viaggia slow, che se la prende easy».
Mi giro incuriosito. Ha i capelli lisci e setosi, i lobi decorati da due cerchietti gialli e sul mento un pizzetto sottile. Sta guidando un tour mentre enuncia con convinzione la sua teoria.
E non riesco a credere quanto ormai siamo imbevuti da questi cliché su turisti cattivi e viaggiatori buoni.
I Sassi. Il Caveoso e il Barisano formano il distretto dei Sassi di Matera: centro storico e motore turistico della città.
Nel 1950 nei Sassi vivevano, in condizioni di precarietà, più di 15.000 persone; grazie a una legge speciale, a partire dal 1952, furono sfollate e ricollocate in nuovi quartieri costruiti da importanti architetti. I Sassi si svuotarono.
Il momento della rinascita è stato il 1993 quando furono iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Se ne conosceva l’unicità, erano stati l’ambientazione scelta da registi come Lattuada, Rossellini, Pasolini e Wertmuller; ma come spinta definitiva alla notorietà internazionale, punto la mia moneta su La passione di Cristo di Mel Gibson.
Quindi, la storia di Matera come città turistica è abbastanza recente.
E oggi. La domanda che dobbiamo porci, e ancora di più la comunità locale, è se i Sassi sono solo un’attrazione turistica o un quartiere che vuole una sua vita.
Girando tra le intricate vie dei Sassi, le insegne di alberghi e affittacamere si susseguono, così come i ristoranti.
Se la guardiamo solo dal punto di vista della gestione turistica, è interessante che il sito sia nella città, ma allo stesso tempo separato e poco abitato. Una dinamica molto diversa da altri centri storici italiani (quindi ogni teoria di gestione turistica va adattata al contesto).
Ma se decidiamo di non pensare solo in chiave turistica, la prima domanda è: quanti residenti vivono nel distretto dei Sassi?
Ho letto gli open data rilasciati dal Comune:
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1950: 15.990 residenti
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1988: 1.888 residenti (picco massimo dopo lo sfollamento)
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2012: 1.803 residenti
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2022: 1.382 residenti
Matera ha 59.745 residenti. Più o meno il 2,3% degli abitanti vive nella zona dei Sassi, e vanno sempre a calare.
Facciamo tre ipotesi, il Comune vuole che i Sassi:
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Siano un bene turistico a supporto dell’economia e basta;
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Tornino a essere un quartiere a tutti gli effetti;
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Siano un luogo turistico, ma anche per i residenti.
Nel primo caso, va bene così e non c’è altro da dire, mentre nel secondo ci sarebbe molto da cambiare. Va da sé. Ma è il terzo caso che mi interessa: quello che insegue un equilibrio.
In prima battuta bisogna continuare a tenere viva la storia, quella vera, fatta di volti e nomi. E alcune realtà come la Casa grotta di vico Solitario, lo fanno in modo egregio. La difficoltà sarà trovare un bilanciamento con l’aumento degli esercizi turistici, che ha come rischio implicito quello di snaturare l’area di Sassi.
E per concludere, solo una frase: Matera e la terra che la circonda sono posti che lasciano ammutoliti.
È tutto per oggi, alla prossima.
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