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Gli hotel alla prova del codice Cin. Federalberghi: “In regola l’80% delle strutture”

  • Gianluca Miserendino
  • 7 Gennaio 2025
  • 2 minute read
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Questo articolo è stato scritto da Hoteldomani. Clicca qui per leggere l'articolo originale

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Gli hotel alla prova del Cin. Federalberghi, in una nota, ha espresso soddisfazione per il fatto che il nuovo anno parta con quasi l’80% delle strutture ricettive e degli appartamenti registrati nella banca dati delle strutture ricettive (oltre 451.000 su 571.000) in regola rispetto al possesso del Codice Identificativo Nazionale (o, per l’appunto, Cin).

La migliore performance si registra nella provincia di Matera, con il 94,10% dei Cin rilasciati rispetto al totale delle strutture registrate, seguita a ruota dalla provincia autonoma di Bolzano (93,09%). Al lato opposto di questa speciale classifica troviamo le province di Terni (54,33%) e di Trieste (55,69%).

Le regioni in cui è stato rilasciato il maggior numero di Cin sono la Toscana (54.134), la Lombardia (48.463), il Veneto (48.747), il Lazio (40.244), la Puglia (36.720) e la Sicilia (35.411).

Sul sito internet istituito dal Ministero del Turismo (https://bdsr.ministeroturismo.gov.it/) è possibile monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento nei vari territori. Inoltre, il sito offre ai turisti la possibilità di verificare l’autenticità di ogni singolo codice.

“Il codice identificativo nazionale è uno strumento utile, che auspichiamo contribuisca alla bonifica di un mercato che purtroppo è ancora inquinato da situazioni sommerse, illegali o borderline”, afferma nella sua nota Federalberghi.

Il Cin nazionale sarà utilizzato anche sul fronte della trasparenza fiscale. La legge di bilancio 2025 ha infatti previsto l’indicazione del Cin nelle dichiarazioni fiscali e nella dichiarazione unica nonché nelle comunicazioni concernenti le transazioni effettuate sui portali, che gli intermediari devono inviare annualmente all’Agenzia delle Entrate.

Federalberghi e le associazioni territoriali degli albergatori, con il supporto del Ministero del Turismo e delle Regioni, hanno fornito assistenza a migliaia di strutture che risultavano prive del codice, assistendole nel percorso di perfezionamento della pratica.

“Le difficoltà riscontrate – commenta la federazione degli albergatori – sono in prevalenza attribuibili alle imprecisioni contenute nei data base che hanno alimentato la banca dati nazionale. Ad esempio, se gli estremi della struttura o del titolare non sono esatti o aggiornati, il sistema non consente l’abbinamento automatico delle richieste. Tra le strutture che mancano all’appello ci sono anche casi di ‘falsi negativi’, dovuti alla presenza in data base di record duplicati, con la prima posizione già in possesso del Cin e il doppione che all’apparenza risulta privo”.

La sanzione applicabile, fin da subito, varia da 800 a 8.000 euro in caso di strutture o immobile privi di Cin e da 500 a 5.000 euro in caso di mancata esposizione del Cin all’esterno dello stabile in cui è collocato l’appartamento o la struttura o di mancata indicazione del Cin in ogni annuncio ovunque pubblicato e comunicato.

È inoltre prevista una sanzione da 500 a 5.000 euro a carico dei soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare e dei soggetti che gestiscono portali telematici, da applicarsi in caso di mancata indicazione del Cin in ogni annuncio ovunque pubblicato e comunicato.

“Nell’invitare i ritardatari a non indugiare – conclude la nota di Federalberghi – confidiamo che il periodo di rodaggio sia ispirato da un principio di ragionevolezza, salvaguardando la posizione di tutti coloro che – pur non essendo ancora in possesso del Cin – possano dimostrare di aver presentato la richiesta“.

Si prega di cliccare qui per accedere all'articolo originale completo.

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