La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che potrebbe cambiare il modo in cui le piattaforme di prenotazione alberghiera, come Booking, operano in Europa. Nello specifico, prendendo in esame le clausole restrittive di Booking, la Corte ha stabilito che queste non solo impediscono agli hotel affiliati di offrire prezzi inferiori rispetto a quelli pubblicati sulla piattaforma, ma sono anche in contrasto con le leggi europee sulla concorrenza.
In altre parole, la sentenza ha invalidato la cosiddetta clausola “di parità”, che impediva agli hotel di offrire tariffe inferiori su altri canali, compreso il loro sito per le prenotazioni dirette. Questa restrizione, imposta da Booking, non solo limitava la capacità degli hotel di gestire liberamente le proprie tariffe, ma secondo i giudici ostacolava anche la concorrenza tra le diverse piattaforme di prenotazione, danneggiando soprattutto quelle più piccole e in fase di crescita, e impedendo loro di competere efficacemente sul mercato. Pertanto, la Corte ha stabilito che queste clausole devono essere eliminate.
Sebbene la sentenza riguardi direttamente Booking, essa potrebbe avere implicazioni anche per le piattaforme di prenotazione online che adottano pratiche analoghe, imponendo condizioni che limitano la libertà tariffaria degli hotel.
La sentenza della Corte di Giustizia UE e la conclusione di un lungo iter
Il percorso che ha portato alla sentenza della Corte di Giustizia UE è iniziato quando il settore alberghiero e le autorità della concorrenza in Europa hanno sollevato preoccupazioni riguardo alle clausole imposte da Booking.com (per approfondire leggi anche “Booking sotto accusa per presunto abuso di posizione dominante nel settore delle prenotazioni online“).
Le prime contestazioni sono emerse in Germania, dove i giudici hanno dichiarato che le clausole di parità e altre pratiche commerciali (come i programmi “Partner Preferiti” e “Preferiti Plus”) erano incompatibili con la normativa europea. Successivamente, Booking ha deciso di rivolgersi al Tribunale di Amsterdam per ottenere la conferma della validità di tutte le clausole presenti nel suo regolamento. Tuttavia, il Tribunale dei Paesi Bassi, riconoscendo il potenziale contrasto tra le clausole di parità e le leggi europee, ha deciso di consultare la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Dopo aver esaminato il caso, la Corte ha confermato che queste clausole violano il diritto dell’Unione. Tuttavia, la decisione finale spetta ora al tribunale olandese, che dovrà applicare la sentenza della Corte e concludere la causa.
Arrivano le prime sanzioni per Booking
Prima di questa sentenza, Booking aveva già affrontato conseguenze legali in Spagna per motivazioni analoghe a quelle riportate dalla Corte di Giustizia UE. La piattaforma, infatti, è stata multata con una sanzione di 413 milioni di euro per abuso di posizione dominante, poiché le sue pratiche restrittive limitavano la concorrenza e la libertà tariffaria degli hotel, in modo simile a quanto successivamente riconosciuto dalla Corte di Giustizia UE. Questa multa, imposta dalle autorità spagnole, ha rappresentato un’importante azione contro il controllo di mercato di Booking, che in alcuni anni aveva detenuto una quota vicina al 90%.