
RISTORAZIONE – Al Ristorante I Carracci, elegante scrigno gourmet del Grand Hotel Majestic “già Baglioni”, la cucina è narrazione. Tra i piatti più rappresentativi firmati dallo chef Agostino Schettino, e protagonista del nuovo menù estivo, spicca “Ricordo di uno scarpariello”: una personale interpretazione dello spaghetto allo scarpariello, iconico piatto partenopeo della tradizione povera, qui trasformato in omaggio colto e raffinato alla semplicità.
La storia dello scarpariello affonda le sue radici nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Qui, le mogli dei calzolai (“scarpari”, in dialetto) che abitavano la zona, erano solite preparare il pranzo ai mariti condendo la pasta con il sugo avanzato dalla domenica, arricchito dai formaggi ricevuti come pagamento dai clienti che non potevano pagare in denaro. Un piatto umile, nato per necessità, che con il tempo è diventato simbolo di una cucina semplice e autentica, capace di parlare al cuore.
È proprio da questo legame con la città che nasce “Ricordo di uno scarpariello” di chef Agostino Schettino. “Per me lo scarpariello rappresenta la bellezza della cucina semplice, quella che ti accoglie e ti fa sentire a casa. Con questo piatto voglio trasmettere un’, racconta lo chef.
Nel piatto firmato Schettino, “O scarpariello” si veste di eleganza. La base è una salsa di pomodoro conserva Petrilli, cotta lentamente per esaltarne la dolcezza. Il basilico fresco è aggiunto solo alla fine, a crudo, per mantenere il suo profumo inconfondibile. La pasta, una volta cotta, viene mantecata con il sugo e il pecorino grattugiato, secondo il gesto tradizionale. Il piatto è poi impreziosito da pomodorini prima sbollentati, pelati e poi marinati, per una nota fresca e armoniosa. Prima dell’assaggio, una fonduta di pecorino di Fossa IGP è versata direttamente al tavolo: un gesto scenico che arricchisce il piatto di complessità e crea un raffinato gioco di contrasti tra la sapidità del formaggio e la dolcezza del pomodoro.
“Ricordo di uno scarpariello” è un piatto che porta un pezzetto di Napoli a Bologna, l’anima campana dello chef nella città che oggi lo accoglie. Un ponte tra due culture gastronomiche, che diventa racconto, memoria e dichiarazione d’identità. È la dimostrazione di come il lusso, in cucina, possa coincidere con la semplicità.
Oggi questo piatto è entrato a pieno titolo tra le creazioni signature dello chef Schettino: è la diretta testimonianza di un successo trasversale capace di conquistare ogni palato, dagli intenditori più esigenti a chi cerca nella cucina l’abbraccio di un sapore sincero e familiare.
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